Unicredit ha avviato e concluso nella giornata di martedì 4 giugno l’emissione di due nuove obbligazioni di tipo senior non preferred. L’importo raccolto è stato complessivamente di 2 miliardi di euro, equamente suddiviso tra le due tranche. Ad essersi occupate dell’operazione sono state Bbva, Citi, Deutsche Bank, Hsbc, Ing, Intesa Sanpaolo, JP Morgan e Societe Generale in qualità di Global Coordinator e Joint Bookrunner. Nel dettaglio, la banca milanese ha collocato sul mercato un bond della durata di 4 anni, ma “callable” dopo 3.

Il prezzo di emissione è stato leggermente sotto la pari, a 99,822 centesimi. La cedola è stata fissata al 3,875%. Il rendimento esitato è stato, quindi, di 85 punti base o 0,85% sopra il tasso “midswap”, rivisto nettamente al ribasso dai 120 punti base previsti dalla guidance iniziale.

Caratteristiche delle due emissioni

Al terzo anno, queste obbligazioni Unicredit potranno essere rimborsate in anticipo sulla scadenza ufficiale, a discrezione dell’emittente. Nel caso in cui ciò non avvenga, la cedola passerà da fissa a variabile e pari all’Euribor a 3 mesi più uno spread dello 0,85%. In base agli attuali tassi di mercato, salirebbe in area 4,60%.

E veniamo alle obbligazioni Unicredit a 10 anni. Il prezzo esitato è stato di 99,904 centesimi, mentre la cedola è stata fissata al 4,30%. Il rendimento è risultato a premio di 145 punti base sul corrispondente “midswap”, anche in questo caso rivisto al ribasso dai 180 punti base inizialmente attesi. La discesa è stata possibile grazie agli ordini elevati. In tutto, sono ammontati a 5 miliardi di euro, 2,5 volte l’importo offerto.

Rendimenti netti effettivi e rischi

Considerate che le obbligazioni Unicredit, in quanto corporate, sono sottoposte ad imposizione fiscale del 26%, non del 12,50% gravante sui titoli di stato. La cedola annuale netta effettiva all’emissione scende, quindi, al 3,40% nel primo caso e al 3,77% nel secondo. Sebbene non siano tassi elevati, risultano ben superiori alle aspettative d’inflazione per l’Italia nel medio-lungo termine.

La tranche “callable” comporta per l’investitore il rischio di vedersi rimborsato il capitale con anticipo di un anno rispetto alla scadenza ufficiale, perdendo la possibilità di percepire gli interessi per il periodo residuo. In caso di mancato esercizio della “call”, invece, il rischio consiste nell’incassare cedole basse, qualora l’Euribor a 3 mesi scendesse ben sotto i livelli attuali.

Infine, bisogna prestare attenzione alla qualità di senior non preferred per le obbligazioni Unicredit appena emesse. Significa che i due bond presentano un grado di subordinazione rispetto alle emissioni senior ordinarie, mentre si confermano al di sopra delle emissioni subordinate per il caso di insolvenza. Di fatto, una via di mezzo tra bond senior e subordinati. Il rischio di credito si mostra medio-alto. I rating attesi sono BBB- per S&P e Fitch, Baa3 per Moody’s. In tutti e tre i casi, il giudizio più basso dell’area “investment grade”, un gradino sopra l’area “junk” o “spazzatura”.

Obbligazioni Unicredit, successo all’estero

Da notare anche che le due obbligazioni Unicredit, le cui negoziazioni saranno alla Borsa di Lussemburgo, sono state piazzate per il 92% all’estero. Soltanto per l’8% gli ordini sono finiti tra gli investitori italiani. La parte del leone l’ha fatta il Regno Unito con il 34%, seguito da Francia al 28%, Germania/Austria al 13% e Iberia al 10%.

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