In moltissimi nel mondo la considerano una sceneggiata, che ormai a Washington si vive sotto ogni presidenza e senza apparente soluzione. Sta di fatto che le trattative per alzare il tetto al debito pubblico americano non decollano e anche stavolta i mercati globali rischiano di innervosirsi. Da giorni, la soglia dei 31.400 miliardi di dollari è stata infranta. Era quella massima consentita dal Congresso. Il segretario al Tesoro, Janet Yellen, ha messo in campo misure straordinarie per consentire al governo di continuare ad assolvere alle sue funzioni.

Le previsioni dicono che basteranno fino a giugno. Se per allora Casa Bianca e Congresso non troveranno una soluzione, tecnicamente gli Stati Uniti rischiano il default. Se vi sembra fantascienza, sappiate che nel 1979 l’amministrazione di Jimmy Carter dovette pagare alcune scadenze a breve termine (T-bills) in ritardo. Ma forse saranno i T-bond a salvare la super-potenza da una figura barbina.

Tetto al debito, come funziona

Prima di darvi conto di una possibile soluzione provvisoria di tipo “tecnico”, vi spieghiamo di cosa stiamo parlando. Negli Stati Uniti, il governo non può indebitarsi a piacimento. E’ il Congresso ad autorizzare il tetto al debito fissato in valore assoluto. Raggiunta la soglia indicata, formalmente il governo non può più emettere ulteriore debito. Tuttavia, nel frattempo è tenuto a pagare le spese autorizzate dallo stesso Congresso, tra cui gli interessi sul debito e i T-bond in scadenza. Se non rimborsasse capitale e cedole di questi ultimi, contravverrebbe al 14-esimo emendamento della Costituzione, secondo cui “l’affidabilità del debito è fuori dubbio”.

La legislazione in materia si presenta molto confusa. Ad esempio, in casi estremi molti costituzionalisti sono convinti che il presidente potrebbe usare i suoi poteri emergenziali per emettere nuovo debito. Le soluzioni non mancano sul piano della fantasia. Vi diamo conto di una proposta che gira in queste settimane di scontro tra Repubblicani, maggioranza alla Camera, e Democratici al governo.

Consiste nell’emettere T-bond con cedole molto alte. Sappiamo, ad esempio, che in questa fase il decennale americano offre un rendimento in area 3,50%. Se il Tesoro emettesse nuovi titoli al 10% di interesse, il mercato li pagherebbe ben oltre la pari. Alle attuali condizioni, verserebbe oltre 150 dollari per ogni 100 dollari di indebitamento nominale.

T-bond con maxi-cedole per guadagnare tempo

Cosa accadrebbe per il Tesoro? Incasserebbe molti più soldi del debito ufficialmente arrivato a scadenza e rinnovato, che utilizzerebbe nel brevissimo termine per fronteggiare le spese altrimenti non pagabili per via del tetto al debito. Insomma, guadagnerebbe tempo. Dunque, presto vedremo un T-bond con maxi-cedole come quelle di un qualsiasi stato emergente ad alto rischio di credito? Non fateci affidamento. Nulla è escluso in tempi così poco ortodossi come quelli che viviamo. Tuttavia, non è pensabile che il debitore considerato più sicuro al mondo si butti in un’operazione di ingegneria finanziaria per evitare il default. Non sarebbe compatibile con la tripla A assegnatagli da due delle tre principali agenzie di rating internazionali (S&P declassò gli Stati Uniti nell’estate del 2011 proprio sulle lite sul tetto al debito).

Il mercato chiede soluzioni vere, cioè politiche. Gli escamotage invierebbero un segnale di debolezza mista a disperazione. Inoltre, servirebbe a calciare il barattolo per poche settimane e verosimilmente acuirebbero lo scontro tra governo e Congresso. Infine, gli investitori credono e pretendono che il Tesoro americano sia quanto più prevedibile possibile sul piano delle emissioni. Le caratteristiche dei T-bond non potrebbero essere improvvisate, perché la reazione rischierebbe di essere contrariata nel resto del mondo. Non dimentichiamo mai che ad acquistare i titoli del debito americano sono gli investitori del resto del mondo, i quali confidano nella massima serietà di Zio Sam. Ed emettere T-bond con maxi-cedole per allontanare lo spettro del default sarebbe tutt’altro che un esercizio di serietà.

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