E’ stata una mattinata intensa sul piano dei dati macroeconomici nell’Eurozona, la cui pubblicazione ci consente di avere un quadro più chiaro e aggiornato per capire quale possa essere l’impatto sugli Eurobond. E vi diciamo subito che la lettura complessiva che ne emerge non è positiva per il mercato obbligazionario. Per prima cosa, l’inflazione nel mese di luglio nell’area è scesa solo leggermente dal 5,5% al 5,3%. Ma l’inflazione “core”, al netto di energia e generi alimentari, è rimasta invariata al 5,5%.

Infine, il PIL è cresciuto dello 0,3% nel secondo trimestre dalla variazione nulla registrata nel primo.

Inflazione Eurozona luglio 2023

Inflazione core Eurozona a luglio 2023

Crescita PIL Eurozona secondo trimestre 2023

Perché questi dati non depongono a favore degli Eurobond nel breve periodo? La Banca Centrale Europea (BCE) ha segnalato di prendere in considerazione lo stop all’aumento dei tassi di interesse per settembre. A luglio li ha alzati per la nona volta consecutiva e ai massimi da quando esiste l’euro. Precondizione per una pausa, però, è che l’inflazione scenda marcatamente e/o che l’economia nell’Eurozona rallenti vistosamente. Sta accadendo il contrario in entrambi i casi. L’inflazione scende di poco, quella “core” non scende affatto e ristagna da mesi attorno allo stesso dato, mentre l’economia è tornata a crescere.

Eurobond sotto pressione su dati macro

A voler essere onesti, non si capirebbe perché mai la BCE debba smettere proprio adesso di alzare i tassi di interesse. Non avrebbe grosse giustificazioni di sorta. Anzi, potrebbe permettersi di proseguire la stretta monetaria senza provocare alcuna recessione. Chiaramente, a settembre l’istituto deciderà anche sulla base degli ulteriori dati a disposizione, tra cui l’inflazione di agosto e le previsioni aggiornate per il triennio 2023-2025.

Ad oggi, tuttavia, i dati macro stanno andando nella direzione sbagliata. Gli Eurobond non stanno reagendo in alcun modo dopo la pubblicazione di questa mattinata. Lo spread BTp-Bund è persino leggermente sceso in area 160 punti base, ma non appare coerente con il calo del PIL italiano nel secondo trimestre.

Se la BCE alzerà i tassi anche a settembre, il rischio sovrano a carico dei BTp teoricamente salirà. E’ vero che il mercato ha grosso modo scontato uno scenario simile, ma nelle ultime sedute aveva iniziato a prevedere uno stop alla stretta.

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