Gli acquisti sul mercato obbligazionario sono ripresi nelle ultime settimane e i rendimenti dei titoli di stato sono qui a testimoniarlo. Se il BTp a 10 anni sfiorava il 5% meno di un mese fa, adesso offre meno del 4,40%. Il calo si è registrato lungo l’intera curva con annesso restringimento degli spread. Prendete la scadenza a 2 anni, che il 18 ottobre scorso era salita al 4,15%. Oggi, rende il 3,62%. Nel frattempo, l’omologo bond tedesco è passato dal 3,26% al 2,99%. Come possiamo notare, il differenziale di rendimento su questo tratto della curva è sceso da quasi 90 a meno di 65 punti base.

Come mai? Si è ridotto il rischio sovrano percepito dai mercati. Infatti, proprio il Bund a 2 anni segnala che, rispetto ad ottobre, il mercato si attende tassi di interesse più bassi di un quarto di punto percentuale.

Il rendimento dei titoli di stato tedeschi con scadenza biennale è strettamente legato al tasso sui depositi fissato dalla Banca Centrale Europea e che attualmente è del 4%. In teoria, gli investitori bancari avrebbero due alternative: depositare la liquidità in eccesso a Francoforte o impiegarla nell’acquisto dei bond “sicuri” emessi dalla Germania. E’ chiaro che l’una o l’altra forma di investimento dipenda dalla convenienza economica. Se il Bund a 2 anni al 3% oggi è considerato equivalente al tasso sui depositi bancari al 4%, evidentemente è perché il mercato si aspetta che, nella media a due anni, questi si porti al livello del rendimento biennale tedesco.

Titoli di stato ed Euribor concordi: taglio tassi BCE vicino

E vediamo se è proprio così. Anche l’Euribor a 3 mesi segue l’andamento del tasso sui depositi bancari. Il suo tasso vale attualmente il 4%, ma secondo le previsioni del mercato attraverso i contratti futures, nella media dei prossimi due anni scenderà in area 3,05%. Ciò conferma quanto abbiamo appena spiegato. I titoli di stato tedeschi a 2 anni offrono un rendimento in linea con i tassi BCE attesi sui depositi bancari e possono considerarsi un buon proxy per valutare il futuro andamento della politica monetaria nell’Eurozona.

L’apice fu toccato a luglio a poco più del 3,35%, quando i tassi BCE sui depositi erano al 3,50%. Allora, lo scarto era bassissimo, mentre oggi supera l’1%. Ciò segnalerebbe che la BCE si sarebbe portata “troppo avanti rispetto alla curva”. In altre parole, se prima risultava essere troppo indietro rispetto alle previsioni del mercato sui tassi, adesso sembra vero il contrario. Questione di tempo e, salvo imprevisti, l’allentamento monetario ci sarà.

[email protected]