Il risveglio dopo le elezioni europee è stato brusco per i titoli di stato italiani. Nella seduta di lunedì, lo spread è schizzato fino a un massimo di 150 punti base o 1,50%, il più alto da febbraio. I rendimenti decennali sono risaliti fin sopra il 4,10%. Ieri, dietrofront. Spread sceso in area 140 punti e rendimento a dieci anni sotto il 3,95%. Le tensioni si sono temporaneamente allentate, ma non spente. Innescate dalla crisi politica in Francia, ci accompagneranno per settimane, se non per mesi. Ciononostante, investire in BTp può rivelarsi un buon affare proprio in questa fase.

Una correzione dei prezzi con il taglio dei tassi di interesse avviato ci appare un’opportunità da cogliere. Ecco le ragioni.

Debito italiano non rischia nel breve

L’aumento dello spread riflette essenzialmente il maggiore rischio sovrano percepito. In pratica, il debito pubblico italiano (e francese, in questa fase) viene ritenuto più rischioso di quello tedesco e il mercato pretende rendimenti più alti per acquistarlo. Ma l’errore sta nel confondere la percezione con la realtà. Ad esempio, se guardiamo il tratto breve della curva, ci accorgiamo che i Bot a 12 mesi oggi offrono il 3,60%, mentre gli Schatz tedeschi rendono il 3,36% e gli Oat francesi il 3,49%.

Lo spread a breve termine risulta quasi nullo. In buona sostanza, il mercato non sconta alcun rischio di credito per economie come Italia e Francia. Se così fosse, correrebbe a vendere proprio titoli a breve termine nel timore che possa accadere qualcosa di negativo ai conti pubblici. Nel novembre del 2011, ad esempio, fu l’asta dei Bot a 6 mesi a provocare la caduta del governo Berlusconi. Esitò un rendimento record nell’era euro del 6,40%. Lì, i timori c’erano tutti, pur infondati.

Nuova governance UE?

Di cosa hanno paura realmente i mercati? Di una vittoria di Marine Le Pen alle elezioni anticipate in Francia di fine mese.

Per quale motivo? Immaginano che la destra euroscettica non debutterebbe al governo implementando politiche di austerità fiscale. Anzi, credono che saranno smantellati quei meccanismi di governance finanziaria per la gestione delle crisi, messi a punti dopo i salvataggi sovrani del 2010-’11. Investire in BTp, ragionano, si farebbe più rischioso per due ragioni: verrebbe meno l’ombrello europeo a loro protezione e, soprattutto, si affievolirebbero le regole di bilancio nel senso di un minore rigore.

Paradossalmente, l’eventuale vittoria di Le Pen o anche una situazione di impasse politica (governo senza maggioranza) a Parigi farebbero il buon gioco dei nostri bond. Il detto “mal comune, mezzo gaudio” si addice alla perfezione al caso. Se la Francia corresse qualche serio rischio di speculazione sui mercati, si farebbe più forte la pressione su BCE e Commissione per adottare strumenti di protezione dei bond più efficaci. Ad oggi, il famoso scudo anti-spread di Francoforte si è tradotto in un teorico acquisto condizionato, limitato e non automatico dei titoli di stato sotto pressione. Non è quello che serve per spegnere del tutto gli spread.

La Germania si oppone a misure più potenti, intravedendovi un allentamento delle regole di bilancio. I governi nazionali non avrebbero motivi sufficienti per risanare i conti pubblici, se non subissero le pressioni dei mercati. Ci sono tante verità in questo ragionamento. Il punto è che l’area monetaria non può restare esposta eternamente all’instabilità e alla divergenza dei suoi venti mercati sovrani.

Investire in BTp possibile affare di lungo periodo

Se anche la destra lepenista arrivasse al governo, siamo sicuri che intaccherebbe i conti pubblici? I timori riguardo a un esito simile in Italia con l’ingresso di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi sono stati fugati in brevissimo tempo. In più, Emmanuel Macron rimarrebbe alla presidenza fino al 2027 e ciò eviterebbe una totale divergenza della politica fiscale rispetto ad oggi.

Per queste ragioni investire in BTp può tradursi in un’operazione di successo. I rendimenti scenderebbero e i prezzi risalirebbero se i rischi paventati non si concretizzassero. Anzi, se nascesse un asse italo-francese a sostegno dei rispettivi bond sui mercati, l’esito diverrebbe strutturalmente favorevole.

[email protected]