In quest’epoca di tassi negativi e obbligazioni dai rendimenti “glaciali” fino alle lunghissime scadenze, nessuno potrebbe immaginare che avremmo dovuto spostarci proprio in un paese realmente freddo climaticamente per cercare di sbarcare il lunario. Oggi, vi parliamo della Norvegia, i cui titoli di stato sono considerati massimamente sicuri da tutte le agenzie di rating e dallo stesso mercato.

Del resto, noi tutti guardiamo con fiducia alla Germania, che prima del Covid possedeva un debito pubblico appena sotto il 60% del PIL.

Ma cosa dire di uno stato, che possiede un fondo sovrano dagli asset pari a circa il 370% del suo PIL e che, quindi, di fatto avrebbe un debito pubblico negativo di almeno il 320%? Praticamente, la Norvegia è quello che possiamo considerare un paradiso in Terra. Grazie ai proventi del petrolio, ha costruito come una formichina un fondo che solamente fino a 25 anni fa non esisteva e che adesso sfiora i 1.400 miliardi di dollari di asset, principalmente azioni e obbligazioni, ma anche beni immobiliari.

Titoli sicuri e alti rendimenti effettivi

Certo, i titoli sicuri per definizione sono avidi. Poiché tutti li vogliono avere in portafoglio per la loro estrema sicurezza, offrono poco e niente. Ricordate il detto “non esistono i pasti gratis”. Ebbene, chi avesse investito nelle obbligazioni di stato norvegesi un anno fa, oggi si ritroverebbe con guadagni che sfiorerebbero il 7%. Prendiamo il bond marzo 2024 e cedola 3%. Un anno fa, quotava a poco meno di 109, mentre ieri si attestava a neppure 104,50. Perde il 4% in 12 mesi. Sì, ma nello stesso arco di tempo la corona norvegese si è rafforzata contro l’euro dell’8%. E nel frattempo, l’obbligazionista ha incassato le cedole, pari al 2,76% dell’investimento effettivo. Nel complesso, il guadagno sfiora per l’appunto il 7%.

Se, invece, avessimo acquistato un anno fa il bond febbraio 2026 e cedola 1,5%, avremmo accusato un calo del prezzo del 5,3%.

La quotazione del titolo è scesa, infatti, da 105,4 a meno di 100. Tra effetto cambio e cedola, però, avremmo guadagnato quasi il 9,5%, per cui il saldo sarebbe rimasto positivo per oltre il 4%. Come mai la corona si è apprezzata così tanto? C’entra anche stavolta il petrolio, che quest’anno è rincarato di oltre il 60% sui mercati internazionali. Naturale che se ne siano avvantaggiati i paesi produttori ed esportatori. Inoltre, la Norges Bank ha alzato i tassi già a settembre per combattere l’inflazione in risalita, anticipando di parecchio tutte le altre principali banche centrali e attirando flussi di capitali dal resto del mondo.

I titoli sicuri della Norvegia hanno consentito, quindi, agli obbligazionisti di perseguire contemporaneamente due obiettivi quasi sempre alternativi: aumentare il grado di sicurezza, ergo la qualità, dei portafogli, nonché la redditività. Questo non significa che accadrà anche nel prossimo futuro. Semmai, ci aiuta a capire quanto le variazioni inattese dei tassi di cambio possano impattare in un senso o nell’altro sulla redditività del mercato obbligazionario.

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