Il premier Li Qiang ha fissato al 5% l’obiettivo di crescita per l’economia di quest’anno, mentre il deficit fiscale dovrà scendere al 3% (4.060 miliardi di yuan) del Pil dal 3,8% a cui è stato rivisto al rialzo l’anno scorso. E nelle scorse ore è arrivato un annuncio importante per gli investitori di tutto il mondo: la Cina emetterà bond ultra-lunghi per tutti i prossimi anni. Solamente nel 2024 ne collocherà sul mercato per 1.000 miliardi di yuan, circa 139 miliardi di dollari. Il capo del governo spiega che “dovremo aumentare l’intensità della nostra politica fiscale proattiva e migliorarne la qualità e l’efficacia”.

Per bond ultra-lunghi s’intendono generalmente scadenze pari a 30 o più anni. Questo genere di emissioni punta a finanziare gli investimenti in infrastrutture, i cui ritorni avvengono in un lasso di tempo molto duraturo. E la Cina ha bisogno di stimolare il suo tasso di crescita, affievolito negli ultimi anni (e sempre più in prospettiva) dall’invecchiamento della popolazione e dalla crisi del mercato immobiliare.

Crescita in frenata con lo scoppio della bolla immobiliare

Proprio la bolla immobiliare preoccupa Pechino e il resto del mondo. Dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008, anziché imbarcarsi in potenti stimoli monetari e fiscali, le autorità politiche del Dragone hanno puntato le loro carte sulle costruzioni. Queste hanno assorbito una percentuale enorme del Pil, i due quinti del quale risultano composti dalla spesa per investimenti, il doppio della media presso le economie avanzate. L’eccesso di offerta si è tradotto in milioni di abitazioni vuote e in progetti faraonici con scarsi rendimenti ed efficacia per le economie locali.

Ecco il richiamo del governo alla necessità di migliorare la qualità della politica fiscale. Ma sarebbe una buona idea inserire in portafoglio i bond della Cina con scadenze molto elevate? I rating sono medio-alti: A+ per S&P e Fitch, A1 per Moody’s.

Il rischio di credito sarebbe teoricamente basso. C’è da dire, però, che nel complesso la seconda economia mondiale segnala quale allarme strutturale. Nel 2023 il suo debito totale (pubblico e privato) è salito al 288% del Pil, una percentuale superiore a quella degli Stati Uniti e della media delle economie avanzate.

Bond Cina, rendimenti ai minimi storici

Il solo debito pubblico vale l’80% del Pil, ma in esso non sono inclusi i debiti delle cosiddette “policy banks”, istituti di credito gestiti dalla mano statale. Questo eccesso di debiti potrebbe avere provocato una deflazione in corso. A gennaio, i prezzi al consumo sono crollati dello 0,8% annuale. Risultano in calo tendenziale per il quarto mese consecutivo e per la quinta volta negli ultimi dodici mesi. Anche in considerazione di ciò la Banca Popolare Cinese ha tagliato il Prime Loan Rate a 1 anno ai minimi storici e prima ancora anche il coefficiente di riserva obbligatoria.

In pratica, il Dragone va nella direzione opposta alle altre grandi economie mondiali sul piano della politica monetaria. E ciò ha fatto sì che i rendimenti dei bond sovrani in Cina siano scesi anch’essi ai minimi di sempre. Il decennale offre meno del 2,34% e il trentennale il 2,45%. La curva dei tassi è ormai piatta, sintomatica dello spostamento della domanda istituzionale verso il tratto più lungo. Ecco la ragione dell’emissioni di bond ultra-lunghi; il governo cinese vuole approfittare dei bassissimi rendimenti per rifinanziarsi a lungo termine, un po’ come avvenne spesso in Europa negli anni precedenti alla pandemia.

Occhio allo yuan

Per un investitore straniero, però, c’è anche il rischio di cambio da tenere in considerazione. E lo yuan ha perso il 4,5% contro l’euro nell’ultimo anno, l’11,5% dai massimi che aveva toccato nell’estate di due anni fa. I bassi tassi indeboliscono la valuta cinese, anche se nei prossimi mesi è verosimile che il mercato guarderà più ai tassi reali, che qui si mostrano più positivi che in gran parte del mondo avanzato.

Il problema risiede nell’incognita della sostenibilità della crescita. La Cina sta diventando vecchia e indebitata ancor prima di diventare ricca. Non è una bella storia da raccontare ai creditori internazionali.

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