Ieri, alla notizia che l’Unione Europea si accinge ad emettere eurobond “di guerra”, i rendimenti dei BTp sono diminuiti e anche in relazione a quelli tedeschi. Lo spread è sceso ai minimi da una settimana. Sappiamo che da sempre le emissioni sovranazionali sono percepite come un modo per ridurre la frammentazione dei mercati finanziari nell’Area Euro. E se preludesse a un rialzo dei tassi BCE più vicino di quanto pensiamo?

Domani, a Francoforte si riunisce il board per la seconda volta dall’inizio dell’anno.

Governatori centrali e consiglieri esecutivi si troveranno a discutere di una situazione da incubo: inflazione già salita al 5,8% a febbraio – target ufficiale al 2% – e prezzi delle materie prime sempre più alti, tali da fare intravedere un’accelerazione ulteriore di quelli al consumo. D’altra parte, l’economia europea sta rallentando proprio in conseguenza di tali rincari. Dunque, rialzo dei tassi BCE entro l’anno per combattere l’alta inflazione o proseguire con una politica monetaria espansiva per sostenere il rimbalzo del PIL, ancora sotto i livelli pre-Covid?

Rialzo dei tassi BCE grazie agli eurobond

Gli eurobond possono essere la risposta (concertata?) della UE alla BCE per agevolare il processo decisionale della seconda: poiché i costi della guerra saranno minimizzati sui bilanci statali grazie alle emissioni sovranazionali, Francoforte potrà anche procedere con la fine degli acquisti dei bond e un rialzo dei tassi graduale. In sostanza, gli eurobond rimpiazzerebbero gli stimoli monetari nel loro obiettivo non dichiarato di ridurre la frammentazione monetaria nell’Area Euro.

La realtà resta più complessa. I costi della guerra non saranno solo quelli vivi delle spese militari e dell’energia. Essi si materializzeranno nel calo della produzione, ergo in una minore crescita o finanche nella recessione economica. E a sua volta, tale scenario implica minori entrate statali e aumento dell’indebitamento degli stati.

Tuttavia, l’effetto psicologico dei nuovi eurobond in arrivo dovrebbe calmierare gli spread nei contesti fiscalmente meno solidi, Italia in testa. In questo quadro, un rialzo dei tassi BCE farebbe meno male. Stando così le cose, a Francoforte potrebbero permettersi di esternare toni più da “falco” contro l’inflazione. Non a caso, forse, l’annuncio degli eurobond ha preceduto di 48 ore la riunione del board.

Questo significa anche, però, che i rendimenti dei BTp presto tornerebbero a lievitare sull’atteso “tapering” della BCE. Difficile, tuttavia, che già domani Francoforte lasci intendere che l’avvio di una stretta monetaria sia vicina. La cautela è d’obbligo più che mai in questa fase, data l’evoluzione dello scenario bellico. Detto questo, contro l’inflazione serve mostrare i muscoli, perché la sua corsa sta divorando il potere d’acquisto delle famiglie e colpendo le economie nazionali.

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