Nel novembre scorso, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo emise obbligazioni in lire turche per un importo di 55 miliardi, che al tasso di cambio di allora corrisposero a 1,80 miliardi di euro. Si tratta di un bond “callable” senza cedola e in scadenza in data 10 novembre del 2030 (ISIN: XS2712548655). Non erogando alcun tasso di interesse agli investitori fino al rimborso, il rendimento loro spettante sarà dato dalla differenza tra il prezzo nominale alla scadenza o alla previa data di disinvestimento e quello a cui è avvenuto l’acquisto.

Rischio di cambio enorme

Considerate che queste obbligazioni in lire turche furono emesse a 6,43 centesimi. A tale quotazione iniziale corrispose un rendimento lordo annuo alla scadenza del 48%. Oggi, le stesse prezzano sul mercato secondario a 7,23 centesimi per un rendimento sceso di poco al 47,20%. Possiamo già trarre una prima conclusione. Chi investì in questo titolo due mesi e mezzo fa, ad oggi matura un rendimento del 12,4% grazie all’aumento del prezzo. Tuttavia, nel frattempo la lira turca ha perso contro l’euro il 7,5%. Dunque, il rendimento effettivo scende sotto il 5%.

Infatti, acquistando un lotto minimo di 10.000 lire al cambio di 30,52 vigente alla data di emissione e ricordando che il prezzo esitato fu di 6,43, avremmo speso intorno a 21 euro. Ai prezzi e cambio attuali, il capitale varrebbe oggi poco meno di 22 euro. Numeri alla mano, dunque, un rendimento effettivo lordo intorno al 5%. Da esso va ancora detratta l’aliquota del 12,50% imposta dall’Italia sui bond governativi e sovranazionali non inseriti nella cosiddetta “blacklist” del Tesoro.

Obbligazioni in lire turche, confronto con bond UE

Come mai queste obbligazioni in lire turche offrono rendimenti così alti? Pur essendo emessi da un ente dalla massima solidità finanziaria (rating tripla A), è il rischio di cambio a rivelarsi stratosferico. Nell’ultimo decennio, la lira turca ha perso oltre il 90% contro l’euro.

E per i prossimi mesi, se non anni, la situazione non dovrebbe migliorare di molto. A questo punto, vale la pena di chiederci se l’investimento possa avere un senso o se non saremmo dinnanzi a un abbaglio.

Facciamo così. Anziché acquistare queste obbligazioni Bers in lire turche, supponiamo di investire in un bond altrettanto sicuro sul piano creditizio, della medesima durata, ma senza alcun rischio di cambio per noi investitori italiani. Un esempio del genere lo offre il bond Sure zero coupon con scadenza nell’ottobre del 2030 (ISIN: EU000A283859). Offre un rendimento alla scadenza del 2,66%. Se l’emissione della Bers ci offrisse altrettanto, il nostro capitale in euro rimborsato salirebbe dai 22 euro spesi oggi a 26,30 euro. E affinché ciò fosse possibile, il tasso di cambio tra euro e lira turca non dovrebbe portarsi sopra 380. Ad esempio, ad un cambio di 400 il lotto minimo di 10.000 lire varrebbe appena 25 euro, meno dei suddetti 26,30 euro necessari per almeno pareggiare il rendimento di un safe asset senza rischio di cambio.

Obbligazioni Bers, il valore ci sarebbe

Oggi, il cambio si attesta a 33 lire per 1 euro. Servirebbe un ulteriore deprezzamento del 93% per arrivare al cambio-limite, oltre il quale il nostro investimento nelle obbligazioni Bers in lire turche non avrebbe senso. E data la velocità con cui la valuta emergente tende a perdere terreno contro le principali divise mondiali, ciò richiederebbe un altro decennio prima che accada, a meno che chiaramente il cambio di passo in politica monetaria negli ultimi mesi non portasse a una svolta definitivamente positiva. Pur con le numerosissime incognite che gravano sull’erraticità di Ankara sul piano economico e geopolitico, nessun analista ad oggi si aspetta una perdita di valore così ampia per la lira turca entro i prossimi anni. Alcune previsioni azzardano un -75% entro sei anni.

Dunque, ci sarebbe effettivo valore in questi titoli.

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