Ieri, Eni ha concluso con successo l’emissione di obbligazioni convertibili senior unsecured e legate ad obiettivi di sostenibilità ambientale. L’importo collocato tra gli investitori istituzionali è stato di 1 miliardo di euro, a fronte del quale gli ordini sono stati pari a 2,8 miliardi. La gran parte è arrivata da Regno Unito, Francia e Svizzera. Il titolo ha durata di sette anni, visto che arriva a scadenza il 14 settembre del 2030. I rating sono medio-alti: A- per S&P e Fitch, Baa1 per Moody’s.

Scommessa su andamento futuro azioni Eni

Queste nuove obbligazioni Eni staccheranno una cedola annuale lorda del 2,95%. Capite subito che il tasso sia fin troppo basso in una fase come questa. Tuttavia, il vero valore del bond deriva dalla scommessa sull’andamento futuro delle azioni dell’emittente. Infatti, alla scadenza potrà essere convertito ad un prezzo pari a 17,5513 euro, cioè a premio del 20% rispetto al prezzo di riferimento di 14,6261 euro. Ieri, le azioni Eni alla chiusura valevano 14,74 euro, in calo rispetto alla seduta di mercoledì.

Cosa vuol dire tutto questo? Se tra sette anni le azioni Eni valessero in borsa più dei circa 17,55 euro del prezzo di conversione, l’investitore troverà conveniente convertire le obbligazioni Eni. Infatti, in quel caso si porterebbe a casa il titolo a sconto rispetto al suo valore di mercato. Chiaramente, se il prezzo di borsa risultasse inferiore, la conversione non avrebbe senso. Ecco perché le obbligazioni Eni appena emesse offrono una cedola così bassa. La loro remunerazione deriverà dalla possibile salita delle azioni Eni sopra il prezzo di conversione.

Obbligazioni Eni, ecco obiettivi di sostenibilità ambientale

C’è da dire che l’ultima volta che il titolo in borsa è stato così alto, risale a ben nove anni fa. Dunque, l’investimento resta un azzardo. Anche per questo è stato riservato agli investitori istituzionali, come segnala il taglio minimo di 100.000 euro.

Ma le caratteristiche peculiari di queste obbligazioni Eni non finiscono qui. Essendo anche sostenibili, la loro cedola è legata al raggiungimento al 31 dicembre 2025 di due obiettivi:

  • riduzione delle emissioni nette di Co2 del 65% rispetto ai livelli del 2008 con riferimento alle operazioni Upstream;
  • incremento della capacità installata generata da fonti rinnovabili a 5 GW.

Qualora anche solo uno dei due obiettivi entro tale data non fosse raggiunto, le obbligazioni Eni offrirebbero una cedola dello 0,50% più alta dalla data di pagamento del 14 settembre 2027. In fase di guidance, la cedola era stimata nell’ordine del 2,625-3,125% e il prezzo di conversione a premio del 20-25%. Ad avere curato l’operazione sono state Barclays, Goldman Sachs e JP Morgan in qualità di structuring banks e Bank of America, Citigroup, Deutsche Bank e Morgan Stanley come joint bookrunners.

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