Quello che sta per concludersi è stato un anno estremamente positivo per gli azionisti di Banca MPS, ma in pochi si stanno soffermando sulle fortune che riguardano le obbligazioni subordinate emesse dall’istituto senese. Eravamo agli inizi di settembre dello scorso anno, quando i prezzi di questi bond precipitavano letteralmente per il timore di un “burden sharing”. Erano le settimane in cui la banca fu costretta ad annunciare l’ennesimo aumento di capitale, per l’occasione di 2,5 miliardi di euro. Di questi, 1,6 miliardi furono a carico del Tesoro.

Boom di prezzo con scampato rischio bail-in

Nel giro di poche settimane, i prezzi delle obbligazioni MPS risalirono grazie al successo della ricapitalizzazione. Lo scenario più temuto era stato, in effetti, allontanato. Per “burden sharing” s’intende la partecipazione alle perdite della banca da parte di azionisti, obbligazionisti e, in ultima istanza, dei titolari di conti correnti e deposito sulle somme superiori a 100.000 euro. La direttiva europea Brrd sul cosiddetto bail-in lo considera un atto preliminare all’eventuale richiesta di aiuto allo stato.

Quest’anno, la banca senese è in corsa per chiudere l’esercizio con un utile netto di 1,1 miliardi di euro grazie al boom del margine d’interesse. I rischi legali si sono ridotti a seguito delle sentenze di assoluzione sui derivati Alexandria e Santorini, mentre i crediti deteriorati restano contenuti e il CET1 ratio, principale coefficiente patrimoniale, è salito al 16,7%, circa il doppio del minimo richiesto dalla vigilanza europea. Il Tesoro ha già avviato la privatizzazione con la vendita del 25% del capitale nel mese scorso. Di conseguenza, le obbligazioni MPS si sono impennate in media del 120% in termini di prezzo dai minimi di appena 15 mesi fa.

Obbligazioni subordinate MPS, guadagni a tripla cifra

Il bond “callable” 18 gennaio 2028 (ISIN: 1752894292) è salito sopra 96 centesimi da meno di 45 centesimi del 31 agosto 2022. Non essendo stata esercitata la “call” del 18 gennaio scorso, la cedola è diventata variabile e pari all’IRS a 5 anni più un margine di circa il 5%.

Di fatto, il suo rendimento lordo attuale viaggia in area 8%, dato il tasso quinquennale fissato al 3% della data di reset.

Spettacolare anche il rialzo delle altre obbligazioni subordinate con scadenza 23 luglio 2029 e cedola 10,50% (ISIN: XS2031926731). Sono passate da 50 centesimi ad una quotazione di 108,40. Considerate che soltanto la cedola ha fruttato in questo lasso di tempo circa il 20% netto effettivo. A ciò dobbiamo aggiungere oltre l’85% di rendimento netto dovuto al fattore prezzo.

Infine, il titolo con scadenza 22 gennaio 2030 e cedola 8% (ISIN: XS2106849727). La data “callable” qui è il 10 settembre del 2025. La quotazione attuale di oltre 99 centesimi risulta più che doppia dei minimi a 46,71 centesimi, sempre a inizio settembre 2022. Chi lo acquistò allora, ad oggi avrebbe maturato un guadagno netto superiore al 100% del capitale investito. Chi lo acquistasse oggi, invece, si porterebbe a casa un asset con rendimento in area 8,50%, scontando il rimborso anticipato tra ventuno mesi.

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