Nella settimana in cui ha acquisito il 9% del capitale di Commerzbank, diventandone il secondo azionista e potenzialmente avviando la scalata finale alla banca tedesca, Unicredit ha collocato sul mercato nuove obbligazioni subordinate di tipo Additional Tier 1 (AT1) per la prima volta dopo oltre tre anni. L’istituto guidato da Andrea Orcel ha raccolto 1 miliardo di euro, avendo registrato ordini per 3,8 miliardi arrivati da 220 investitori. Ben il 92% del bond è stato piazzato all’estero, a conferma del forte interesse della finanza straniera per Piazza Gae Aulenti.

Condizioni del nuovo bond

Ad essersi occupate del collocamento sono state Barclays, Bnp Paribas, Bank of America, Morgan Stanley e Santander. L’elevato riscontro tra gli investitori ha consentito all’emittente di ridurre la cedola offerta dal 7% al 6,50%. Ma sul punto, bisogna fare chiarezza. Essa sarà corrisposta su base semestrale fino al giugno del 2032, cioè per i prossimi quasi otto anni. Infatti, le nuove obbligazioni Unicredit sono prive di scadenza. Formalmente, potrebbero non venire mai rimborsate.

Tuttavia, nel semestre che va dal 3 dicembre del 2031 al 3 giugno del 2032 la banca si riserva la facoltà di procedere al rimborso del capitale con gli interessi maturati fino a quel giorno. Lo stesso avverrà a ogni successiva data di pagamento della cedola. Tuttavia, se nel periodo considerato l’esercizio della call non avvenisse, la cedola passerebbe da fissa a variabile. Essa sarebbe fissata a un tasso pari al “midswap” a 5 anni più un margine di 421,2 punti base o 4,212%. La rideterminazione avverrebbe ogni sei mesi, così come da pratica di mercato.

Rischi della nuova emissione

Chi acquista queste obbligazioni Unicredit, non a caso riservate agli investitori istituzionali in fase di collocamento, si assume un rischio legato all’andamento futuro dei tassi di interesse, nonché al possibile mancato esercizio della call già alla prima data di reset prevista. Non è l’unico.

Qualora il CET1 del Gruppo o di Unicredit scendesse sotto il 5,125% (trigger), il capitale del bond verrebbe proporzionalmente ridotto fino a ripristinare il valore minimo indicato e tenuto conto degli altri titoli del debito con caratteristiche simili emessi.

C’è da dire che le probabilità che ciò possa accadere, perlomeno allo stato attuale, appaiono molto basse. Infatti, alla fine del 2023 la banca milanese possedeva un CET1 del 15,89%. Considerate anche che l’emissione di questa settimana aumenta il Tier 1 di 35 punti base ai fini regolamentari. Ciò premesso, il rating atteso da Moody’s è Ba3. Pertanto, stiamo parlando di un titolo del debito particolarmente rischioso per l’investitore. Il pagamento delle cedole, ad esempio, è pienamente discrezionale. Esso può non avvenire nel caso in cui l’emittente chiudesse l’esercizio in perdita.

Obbligazioni Unicredit del tipo di Credit Suisse

Le obbligazioni Unicredit di tipo AT1 sono dello stesso tipo azzerate un anno e mezzo fa da Credit Suisse a seguito della tempesta finanziaria che travolse l’istituto elvetico. Sebbene una simile operazione non fosse potuta avvenire nell’Unione Europea, dove è richiesto il previo annullamento del capitale azionario, l’episodio ha sottolineato i rischi di questa particolare categoria di bond subordinati. Dopo un periodo di allontanamento, però, il mercato ha ripreso a puntare su tali titoli, i cui prezzi sono fortemente risaliti. E il collocamento di questi giorni in Italia conferma il trend positivo.

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