Ieri, l’euro contro il franco svizzero è arrivato a scambiare a 0,99, scendendo sotto la parità per la prima volta dal gennaio 2015. E’ il sintomo più evidente della caccia ai “safe asset” scatenatasi nelle ultime settimane con lo scoppio della guerra ucraina. I “porti sicuri” sono più affollati che mai di capitali in cerca di riparo dalla tempesta finanziaria che infuria sui mercati. E così, anche un bond svizzero può rivelarsi redditizio, malgrado il paese alpino sia la patria dei tassi negativi.

Abbiamo monitorato l’andamento delle obbligazioni sovrane confederali con scadenza 25 giugno 2064 e cedola 2% (ISIN: CH0224397007). Si tratta del bond svizzero più longevo sul mercato sovrano. Ieri, sfiorava la quotazione di 175. A metà febbraio, si acquistava ancora per circa 168,60. Da allora, in appena tre settimane, ha messo a segno un rialzo di quasi il 3,7%. Nel frangente, si è apprezzato anche il tasso di cambio, che contro l’euro ha messo a segno un rafforzamento di poco meno del 5%.

Bond svizzero, ulteriori guadagni possibili?

In pratica, tra quotazione e cambio il bond svizzero della durata residua di 44 anni ha offerto agli obbligazionisti un guadagno teorico di oltre l’8,4% in così breve tempo. Attualmente, offre un rendimento lordo alla scadenza dello 0,17%. Bassissimo, ma siamo in Svizzera e di questi tempi non potete aspettarvi di più. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo per prevedere se il trend andrà avanti o se l’apice sia stato raggiunto per le quotazioni di questo bond svizzero, così come degli altri, nonché del cambio.

L’alta inflazione vigente quasi ovunque ormai nel mondo limita gli ulteriori apprezzamenti possibili del mercato obbligazionario, pur nel mezzo di forti tensioni geopolitiche come questa. D’altra parte, la Svizzera sta registrando tassi d’inflazione più contenuti che altrove. A febbraio, il suo indice dei prezzi cresceva del 2,2% su base annua, molto meno del 5,8% dell’Eurozona e del 7,5% degli USA a gennaio.

Ciò contribuisce ad accrescere l’appeal del suo cambio, apparentemente destinato a restare forte contro l’euro anche nei prossimi mesi.

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