I BTp stanno andando a ruba sui mercati finanziari. Grazie al sostegno offerto dalla BCE, i titoli di stato dell’Eurozona hanno ridotto i rendimenti nei pressi dei minimi storici un po’ ovunque, malgrado il boom delle emissioni nette. L’Italia sta beneficiando anche della migliorata percezione del rischio sovrano, sempre in conseguenza dell’estremo accomodamento monetario di Francoforte. I nostri rendimenti sono diminuiti lungo la curva e adesso risultano negativi fino alla scadenza dei 4 anni.

Lo strano BTp con maxi-cedola 8,5% e dai rendimenti choc

Il BTp dicembre 2023 e cedola 8,50% (ISIN: IT0000366721) è al momento il bond sovrano tricolore con il rendimento più negativo, offrendo il -1,35% alla scadenza.

Si direbbe che sia il peggiore di tutti per gli investitori, in termini di remunerazione. Tuttavia, guardando al suo grafico negli ultimi anni, scopriamo che chi lo avesse acquistato a inizio 2019 oggi si porterebbe a casa un guadagno complessivo di oltre il 15%.

Iniziamo con il dire che il suddetto bond fu emesso a fine 1993, esordendo sul mercato come trentennale. Erano i tempi della lira e non si sapeva nemmeno se l’Italia sarebbe entrata nell’euro. In quel periodo, era naturale che un’obbligazione di durata così lunga offrisse un tasso d’interesse così elevato. Anzi, il 1993 è l’anno in cui la spesa per interessi in Italia raggiunse il suo massimo storico, incidendo per il 12% del pil.

Bond anomalo e rischioso

L’altissima cedola per una scadenza ormai residua di poco più di tre anni inevitabilmente attira capitali in abbondanza, mandando le quotazioni alle stelle. Oggi, si attestano in area 133, lo stesso livello di inizio 2019. Questo significa che chi avesse acquistato questo titolo meno di due anni fa oggi potrebbe rivenderlo senza subire perdite, ma nel frattempo avrà incassato cedole per circa il 15%, pari all’11,50% del capitale investito. Al netto dell’imposizione fiscale, porteremmo a casa un guadagno del 10%.

Vi chiederete come sia possibile, se abbiamo detto che il BTp dicembre 2023 renda il -1,20%. Questo è il suo rendimento alla scadenza, cioè esitato dal titolo nel momento in cui verrà effettuato il rimborso del Tesoro. Allora, infatti, riceveremmo in pagamento 100 e non la cifra di 133 investita e accuseremmo una plusvalenza di quasi il 25%, pari al 7,75% annuale e nettamente superiore alla cedola effettiva riscossa. Se, invece, rivendiamo il bond prima della scadenza a un valore pressappoco simile a quello di acquisto, il rendimento non potrà che essere positivo, grazie al fattore cedola.

Chiaramente, man mano che ci avviciniamo alla scadenza il prezzo del titolo scenderà per adeguarsi al valore nominale del rimborso. Da qui ai prossimi mesi, però, sulla base delle condizioni di mercato, non possiamo escludere che esso regga e finanche che salga. Il 24 aprile scorso, ad esempio, la quotazione si era portata a oltre 187, corrispondente a un rendimento assurdamente negativo per l’8,20%. Come potete immaginare, gli scambi sono poco diffusi, gli spread denaro-lettera elevati e si corre l’alto rischio di non riuscire a disinvestire al momento opportuno, rimanendo in balia dei pochi acquirenti. Un titolo fortemente speculativo, ma non certo per un investitore ordinario.

BTp novembre 2023, rendimento netto a quasi il 6% in 9 mesi

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