Anche il governatore centrale francese François Villeroy de Galhau ha prospettato che la BCE cessi gli acquisti dei bond entro il terzo trimestre, un messaggio in codice per dire che già dalla fine dell’anno dovremmo tenerci pronti a un primo rialzo dei tassi d’interesse. Il mercato obbligazionario prende nota e tra l’altro lo spread BTp-Bund è lievitato fino a oltre 170 punti base, mentre il nostro decennale offre nella seduta odierna il 2%, livello massimo da maggio 2020.

Ad essere travolti dal “repricing”, però, ci sono anche i cosiddetti bond sicuri, vale a dire la categoria dei “safe asset”.

Negli ultimi anni, anche prima della pandemia, sono stati oggetto di acquisti apparentemente incessanti, tant’è che nell’agosto 2019 la Germania si poté permettere di emettere il suo primo Bund a 30 anni senza cedola. L’Austria ha fatto di meglio, collocando nel 2020 il suo secondo bond a 100 anni con una cedola di appena lo 0,85%.

Bond sicuri in caduta libera

Tutti questi bond sicuri sono arrivati a quotazioni stellari verso la fine del 2020, quando la tensione sui mercati fu massima per via della seconda ondata dei contagi Covid con annessi “lockdown”. Ebbene, da allora i prezzi sono rimasti altissimi sul piano storico, ma nelle ultime settimane la musica è cambiata anche per questa asset class. Prendiamo il bond austriaco 30 giugno 2120 (ISIN: AT0000A2HLC4). Nel dicembre di due anni fa si acquistava a circa 139, offrendo un rendimento lordo all’incirca di un terzo di punto percentuale. Ieri, risultava sceso a meno di 77 centesimi, pari all’1,4%.

L’altra scadenza secolare, 20 settembre 2117 e cedola 2,10% (ISIN: AT0000A1XML2), è passata nello stesso frangente da quasi 240 a 132, salendo a un rendimento dell’1,5%. In entrambi i casi, le quotazioni si sono sostanzialmente dimezzate nel giro di 14 mesi. Male anche il Bund 15 agosto 2050 (ISIN: DE0001102481). Oggi, viaggia a 86 centesimi, un quarto in meno del suo valore massimo di oltre 115.

Offre un rendimento superiore al mezzo punto percentuale.

Già, ma allora perché li chiamiamo bond sicuri? L’espressione non implica che offrano la sicurezza di un guadagno. Tutt’altro. Il riferimento è alla sicurezza del rimborso, trattandosi di titoli emessi da stati fiscalmente molto solidi. Essi diventano molto attrattivi quando il mercato ha paura per qualcosa, mentre tendono ad essere venduti nelle fasi positive per l’economia, quando la propensione al rischio sale e gli obbligazionisti preferiscono puntare su titoli più remunerativi, pur qualitativamente inferiori. In questi anni, i bond sicuri sono stati emessi con cedole così basse (o nulle), che nei fatti adesso per salire di rendimento devono crollare di prezzo. E non è certamente finita. Difficile credere che il debito austriaco a 100 anni possa fermarsi a un rendimento dell’1,5% o quello tedesco a 30 anni allo 0,5%.

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