All’inizio di dicembre, Bloomberg ha assegnato all’Uruguay la corona dei mercati obbligazionari emergenti per quest’anno. Il quotidiano finanziario non ha potuto non notare quel +15% di ritorno dei suoi bond sovrani. E il successo non è stato casuale. Subito dopo l’insediamento alla presidenza a inizio marzo, il nuovo capo dello stato conservatore Luis Alberto Lacalle Pou si è ritrovato ad affrontare la grave emergenza Covid. Il piccolo stato da 3,5 milioni di abitanti, stretto tra grandi nazioni come Argentina e Brasile, non si è perso d’animo e ha dimostrato di riuscire ad affrontare eventi straordinari come la pandemia molto meglio degli altri e con minori perdite economiche.

Ad oggi, infatti, Montevideo vanta un tasso di mortalità pari a soli 28 decessi su ogni 1 milione di abitanti, quando in Perù si oltrepassa i 1.100. E stando alle previsioni, dovrebbe accusare un calo del PIL del 4,3%. Quasi tutti gli altri stati sudamericani faranno peggio.

L’Uruguay ha chiuso le frontiere anche durante l’estate, a costo di perdere l’afflusso di turisti stranieri. Tuttavia, questa strategia sembra avere pagato e per quanto anche qui si registra la seconda ondata di contagi, i risultati appaiono lusinghieri. Il mercato obbligazionario ha reagito di conseguenza: il rendimento medio è sceso in area 2,80%, poco sopra il minimo storico del 2,60% di agosto. E’ stato boom per i prezzi e il trend positivo potrebbe non essersi concluso.

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Boom delle quotazioni in pesos e dollari

Certo, il peso uruguayano ha perso più del 12% quest’anno contro il dollaro e c’è da registrare un’inflazione al 9,6%, ben elevata e in accelerazione sotto la pandemia. Tuttavia, i titoli del debito hanno in molti casi più che compensato le perdite del cambio. Prendete il ventennale emesso alla pari solamente a luglio con scadenza 2 luglio 2040 e cedola 3,875% (ISIN: US917288BL51): oggi quota a 117, cioè ha guadagnato il 17% in meno di 5 mesi e mezzo, offrendo attualmente un rendimento al 2,57%.

Molto bene hanno fatto anche le obbligazioni in dollari. Il decennale con scadenza 23 gennaio 2031 e cedola 4,375% (ISIN: US917288BK78) quest’anno guadagna il 10% e il suo rendimento è sceso ad appena l’1,71%, circa 80 punti base in più dell’omologo Treasury. Ancora meglio è andata al bond 20 aprile 2055 e cedola 4,975% (ISIN: US760942BD38), che grazie alla lunghissima scadenza ha guadagnato ben il 16,5%, scendendo a un rendimento del 2,83%, circa +115 punti base sopra il Treasury a 30 anni.

Il debito pubblico uruguayano è relativamente elevato, avendo chiuso il 2019 sopra il 61% del PIL. Si spera, però, che sotto la nuova presidenza di matrice liberale in economia si adottino politiche fiscali più solide. I rating sono “investment grade”, sostanzialmente uguali a quelli italiani: BBB per S&P, BBB- per Fitch e Baa2 per Moody’s. Le riserve valutarie della banca centrale quest’anno sono salite e negli ultimi mesi la bilancia commerciale è passata da un saldo passivo a uno attivo, cosa che deporrebbe a favore di previsioni positive sul cambio. Il salto di qualità le obbligazioni di Montevideo lo compierebbero con le vaccinazioni di massa attese per il 2021 nel mondo. In quel caso, la crisi sanitaria sarebbe definitivamente alle spalle e l’Uruguay, che già oggi si presenta messo molto meglio degli altri, potrebbe concentrarsi nel tagliare il deficit fiscale e accrescere la fiducia sui mercati verso le sue emissioni.

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