Quella in corso è la prima seduta dopo la chiusura dei seggi per le elezioni europee e lo spread risulta in netta crescita, in tutto il Sud Europa e persino in Francia. I risultati sono ormai noti a tutti. C’è stato un forte spostamento a destra nei singoli stati, particolarmente a Parigi con l’exploit di Marine Le Pen ai danni del presidente Emmanuel Macron. Questi ha sciolto l’Assemblea Nazionale e indetto elezioni anticipate per fine mese, tanta è stata l’umiliazione politica subita alle urne.

In Germania, il Partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz è colato a picco a poco più del 14%, più che doppiato dai conservatori all’opposizione e sorpassato dalla destra euroscettica dell’AfD. Male anche gli alleati Verdi e Liberali.

Macron e Scholz affondati in patria

Cosa ha a che fare la risalita dello spread con i risultati delle elezioni e perché? Il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani decennali e gli omologhi tedeschi si è portato a 140 punti base dai poco più dei 130 di venerdì scorso. Il BTp a 10 anni è risalito sopra il 4%, attestandosi al 4,04% nel momento in cui scriviamo. I mercati non gradiscono l’instabilità politica e Macron l’ha ufficializzata con le elezioni anticipate.

In generale, l’asse franco-tedesco esce fortemente indebolito. E’ sorretto da due leader bocciati in patria e poco credibili all’estero per pretendere di distribuire le carte alle prossime nomine nell’Unione Europea. Il fatto che il governo di Giorgia Meloni sia l’unico tra i grandi del continente ad essere uscito rafforzato dalle urne, non può passare sottotraccia. I mercati non lo stanno scontando in queste ore, ma lo faranno a breve. Roma, simbolo di instabilità per antonomasia, è da tempo la capitale più stabile. Meloni potrà dire la sua nella designazione dei futuri vertici comunitari. Le agenzie di rating e gli investitori prenderanno nota.

Sembrano altri tempi quando il suo ingresso a Palazzo Chigi venne accolto dal timore di un isolamento dell’Italia nei consessi internazionali.

Eurobond più lontani

Ma allora perché lo spread sale dopo le elezioni? A parte l’instabilità politica sopra citata, c’è da registrare che il nuovo panorama parlamentare a Bruxelles non sembra avvicinare soluzioni come gli Eurobond e il bilancio comune. L’integrazione delle politiche fiscali sarà resa ancora più difficoltosa dal rafforzamento della destra euroscettica. Meloni fa eccezione. Vorrebbe più emissioni di debito in comune con gli altri stati comunitari, al fine di finanziare voci di spesa come la difesa e gli investimenti per sottrarne il costo al bilancio statale già gravato da una spesa per interessi di 80 miliardi di euro all’anno e che tenderà ai 100 miliardi.

Tuttavia, i suoi stessi alleati conservatori non concordano. Debito comune significa sgravare le finanze italiane per caricarne il costo sugli altri bilanci nazionali. In più, sarebbe un passo che renderebbe irreversibile la costruzione europea in senso sovranazionale. Una volta che più soci mettono insieme i loro beni, difficile smontare la baracca. Ma gli Eurobond sono considerati un toccasana per il debito pubblico italiano, perché sfoltirebbero le emissioni di BTp e con il tempo ne ridurrebbero lo spread con i Bund.

Spread dopo elezioni in tensione

Ecco spiegato perché i mercati stiano reagendo così negativamente ai risultati di ieri. Lo spread dopo le elezioni può rimanere in tensione per il tempo necessario che si sbrogli la matassa delle nomine e si capisca quale sarà la fisionomia delle istituzioni comunitarie per i prossimi cinque anni. Bisognerà verosimilmente attendere l’esito delle elezioni francesi del 30 giugno. In estate si giocherà la partita su Commissione, Consiglio UE e presidenza dell’Europarlamento. Vedremo se e quanto l’Italia riuscirà ad incidere.

Ai nostri titoli di stato farebbe bene se ottenessimo una qualche posizione di prestigio, segno che saremmo tra i decisori nelle stanze dei bottoni, dove il nostro debito pubblico non verrebbe abbandonato al suo destino nel caso di difficoltà.

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