Sembra allontanarsi l’ipotesi di un taglio dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea (BCE) a marzo e persino in aprile. Il mercato inizia a scontare un allentamento monetario soltanto nei mesi successivi. Ma lo spread è sceso sotto i 150 punti base o 1,50%, segnando il livello più basso da oltre due anni a questa parte. Bisogna risalire, infatti, tra gennaio e febbraio del 2022 per trovare un differenziale di rendimento inferiore tra il BTp a 10 anni e l’omologa scadenza del Bund.

Allora, i tassi erano ancora a zero. Oggi, quelli di riferimento si trovano al 4,25%.

BTp a 10 anni torna al 4%

Tendiamo ad associare il calo dello spread a quello dei rendimenti, ma non è sempre così. E lo dimostra quanto accade proprio in questa fase: il differenziale si restringe, mentre il BTp a 10 anni sta offrendo tendenzialmente di più. Ieri, sfiorava il 4%, ai massimi da metà dicembre. Vi chiederete come sia possibile. Basti guardare al Bund decennale, che si avvicina al 2,50% contro un minimo sotto l’1,90% segnato a Natale. Offre ai massimi da fine novembre.

Taglio dei tassi BCE meno cospicuo

Queste date non sono casuali. Il Bund torna ad offrire di più per il riposizionamento del mercato rispetto ai tassi di interesse attesi. A fine 2023, gli investitori prevedevano un taglio dei tassi dell’1,75% in tutto entro un anno. Invece, oggi si attendono che tale taglio entro dicembre sia appena dell’1%. Lo segnalano le previsioni sull’Euribor a 3 mesi, che nell’Eurozona tende a seguire l’andamento del tasso sui depositi bancari fissato dalla BCE.

Praticamente, c’è stato un rialzo dello 0,75%, che si riflette sui rendimenti sovrani. Pur non essendo tornati ai massimi dell’ottobre scorso, hanno registrato una forte risalita verso tale direzione. Nel caso del BTp a 10 anni, il rendimento era passato dal 5% a meno del 3,50% in due mesi.

Spread giù insieme al rischio Italia

Ma come mai lo spread scende? Esso capta il rischio sovrano percepito dagli investitori. Ebbene, monitorando i CDS a 5 anni, risultano costare quasi ai minimi da due anni e mezzo. Evidentemente, il mercato non teme un rinvio del taglio dei tassi per l’Italia. La nostra economia non brilla, ma si mostra resiliente alle tensioni internazionali. E per quanto il debito pubblico resti il secondo più elevato in Europa dopo la Grecia, registra una tendenza discendente, pur flebile. La prudenza fiscale del governo Meloni rassicura sulla tenuta dei conti pubblici.

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