Ultime chiamate per acquistare titoli di stato con rendimenti accettabili? Parrebbe di sì, anche se il ritorno ai rendimenti negativi o infimi degli anni pre-Covid non sarebbe nei radar. Anzi, il mercato scommette che i bond resteranno un asset interessante anche per il prossimo futuro. L’inflazione non dovrebbe crollare fin sotto i target delle banche centrali, né queste s’imbarcherebbero su nuovi stimoli monetari non convenzionali e divenuti la norma nel decennio passato.

Alte cedole e quotazioni sopra la pari

Tra i titoli di stato italiani con alte cedole, durata non lunga e prezzi abbordabili vi sono il BTp 1 novembre 2026 con tasso 7,25% (ISIN: IT0001086567) e il BTp 1 novembre 2027 con tasso 6,50% (ISIN: IT0001174611).

Perché le cedole annuali sono così alte? Sono bond del Tesoro emessi nella seconda metà degli anni Novanta e della durata iniziale di trenta anni. Al momento, posseggono una durata residua rispettivamente di circa 2,5 e 3,5 anni.

Entrambi offrono rendimenti lordi in area 3,25%. E le stesse quotazioni sono simili: 109,20 e 110,46 nel momento in cui scriviamo. Comprare questi titoli di stato significa ricevere in pagamento ogni anno una cedola effettiva netta intorno al 5,80% nel primo caso e del 5,15% nel secondo. Tantissimo, anche se alle rispettive scadenze l’investitore subirà perdite per l’8,40% e il 9,50%. Proprio per questo il rendimento risulta essere decisamente inferiore alla cedola per entrambi i bond.

Possibile discesa del rendimento sul tratto medio-breve

E se ipotizzassimo di rivendere questi titoli di stato prima della scadenza? Sarebbe possibile riuscire a farlo senza incorrere in perdite, ma anzi ottenendo un rendimento superiore a quello sopra indicato tenendo i bond in portafoglio fino alle date di rimborso? Immaginiamo di tentare la rivendita sul mercato secondario tra un anno, auspicabilmente ai prezzi attuali. Ciò ci consentirebbe di uscire dall’investimento con un profitto, come detto, nell’ordine del 5,80% per la scadenza del 2026 e del 5,15% per quella del 2027.

Affinché i prezzi restino invariati, tuttavia, sarà necessario che i rendimenti nel frattempo scendano. A quale livello? Abbiamo fatto due conti e ottenuto quanto segue: i titoli di stato con scadenza nel novembre 2026 tra un anno avranno una durata residua di circa un anno e mezzo e dovrebbero rendere intorno al 2,10%. I titoli di stato con scadenza nel novembre 2027 tra un anno avranno durata residua di circa due anni e mezzo e dovrebbero rendere meno dello 0,95%. Possibile? L’ultima volta che questo tratto della curva offrì così poco fu nell’estate del 2022, quando la Banca Centrale Europea (BCE) iniziava a tagliare i tassi di interesse.

Titoli di stato a rischio perdite in conto capitale

Da qui al prossimo anno, la BCE avrà quasi certamente tagliato i tassi più volte, stando al mercato almeno quattro. Questa previsione risulta già incorporata nei prezzi. Dunque, servirebbe una sorpresa molto più espansiva sul fronte della politica monetaria per giustificare una discesa così netta dei rendimenti. E ciò avverrebbe in conseguenza di un tracollo dell’inflazione nell’Eurozona ben sotto il target del 2%, magari unitamente a una recessione economica dell’area. Senza un simile scenario, i titoli di stato non potrebbero tenere il prezzo. E rischieremmo di rivenderli così in perdita da più che azzerare il rendimento offerto fino ad allora dalle cedole.

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