Più vicino il secondo default in dieci anni per l’Ucraina dopo il mancato accordo sulla ristrutturazione di bond per 20 miliardi di dollari. I prezzi sono oggi in calo fino al 2% lungo la curva delle scadenze in dollari, salvo qualche eccezione. Le distanze tra Kiev e creditori internazionali sono apparse elevate e nei fatti è scattato il conto alla rovescia per agosto, mese in cui scade la sospensione dei pagamenti pattuita tra le parti subito dopo l’invasione russa nel febbraio del 2022.

Il governo di Volodymyr Zelensky ha fatto presente agli obbligazionisti che il pagamento dei debiti può avvenire solo con un’economia forte e che un’economia forte può esservi solamente con un esercito capace di respingere l’occupazione di Mosca.

Kiev incassa sostegno del G7

Fatto sta che l’accordo non è arrivato. La settimana scorsa al G7 in Puglia era arrivata l’intesa tra i sette grandi della Terra per destinare i rendimenti degli asset russi “congelati” in favore del sostegno a Kiev. Il governo puntava e punta tutt’ora ad ottenere il via libera alla rinegoziazione dei bond dell’Ucraina per non perdere l’accesso ai mercati finanziari. In realtà, dall’invasione russa in avanti il Tesoro non si è più potuto rifinanziare sui mercati internazionali. I suoi bond sono valutati CC per S&P e Fitch, Ca per Moody’s. In pratica, sull’orlo del default conclamato.

Parti lontane da accordo di ristrutturazione

Tuttavia, l’accordo serve al governo per poter siglare prestiti bilaterali e con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Insieme alla Banca Mondiale e ai partner internazionali questi ha già elargito a Kiev ben 85 miliardi. Il programma di assistenza finanziaria termina nel 2027. E Washington non vuole sborsare altro denaro, se ritiene che andrà a finire nelle mani dei creditori. Lo stesso dicasi per gli alleati, che vogliono finanziare sia l’economia che la resistenza all’occupazione russa, non gli obbligazionisti internazionali.

In effetti, l’FMI darà il suo assenso a un qualsiasi accordo di ristrutturazione dei bond dell’Ucraina, a patto che preveda un haircut” deciso. JP Morgan stima che il taglio del capitale nominale non dovrebbe essere inferiore al 30%, oltre all’alleggerimento dei pagamenti per le cedole arretrate. Invece, i creditori che si sono incontrati in questi giorni con i rappresentanti del governo, non vogliono accettare un taglio superiore al 20%. Hanno presentato due controproposte in tal senso. Una prevedeva una cedola superiore al 7%, un’altra cedole step-up.

Bond Ucraina più vicini al default

L’Ucraina ha offerto come soluzione l’emissione di cinque bond in scadenza tra il 2034 e il 2040 e di un bond cosiddetto SCDI, cioè legato alle entrate fiscali. Gli investitori hanno replicato con la richiesta di pagamenti costanti fin dall’inizio e pari all’1% per i primi 18 mesi, al 3% per il biennio 2025-’26 e al 6% dal 2027 in avanti. Le parti restano lontane, ma le trattative proseguono. Non è nell’interesse di nessuno che Kiev sprofondi nel default e nel bel mezzo di una guerra. La sconfitta porterebbe a maggiori difficoltà per gli obbligazionisti nel recuperare il capitale investito e nell’incassare gli interessi dovuti. La scadenza di agosto potrebbe essere prorogata, anche se il rischio di default sale.

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