Soltanto ieri vi davamo conto del mancato accordo tra un gruppo di obbligazionisti e governo di Kiev sulla ristrutturazione del debito ucraino per 20 miliardi di dollari. Le condizioni delle parti sul tavolo negoziale restano distanti e c’è tempo fino ad agosto per impedire il default. Tra due mesi, infatti, scade la moratoria sui pagamenti concordata subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ma la situazione si presenta ancora più ingarbugliata di quanto già non appaia.

Mandato di Zelensky scaduto

Se i rating assegnati dalle agenzie internazionali ai titoli del debito ucraino sono da quasi default, un’altra bomba potrebbe esplodere in questa vicenda molto travagliata.

Volodymyr Zelensky è presidente dell’Ucraina sin dal 20 maggio del 2019 e il suo mandato sarebbe dovuto essere di cinque anni. Pertanto, risulta ufficialmente scaduto il 19 maggio scorso. Tuttavia, il governo non ha potuto indire nuove elezioni per il rinnovo del Parlamento e la scelta del capo dello stato. Difficile che milioni di cittadini possano votare liberamente sotto le bombe russe, mentre la stessa legge marziale impedisce l’apertura dei seggi.

Zelensky sta di fatto allungando il suo mandato con il placito consenso del suo partito “Servitore del Popolo” e dei partner internazionali. Ma carta canta. E la Costituzione ucraina non prevede che ciò accada. Dieci anni fa, quando l’allora presidente filo-russo Viktor Yanukovich fu costretto alle dimissioni e alla fuga a seguito di imponenti manifestazioni di piazza, gli subentrò il presidente del Parlamento. Allo stato attuale, sarebbe dello stesso partito di Zelensky. Non cambierebbe probabilmente granché in termini di linea politica, ma verrebbe meno nell’immaginario globale l’uomo simbolo della resistenza anti-russa.

Rischio (non calcolato) di ripudio del debito

Questa condizione di allungamento di fatto del mandato presidenziale minaccia la credibilità del debito ucraino di nuova emissione o contratto tramite prestiti bilaterali o multilaterali.

C’è il rischio concreto che in futuro il successore di Zelensky, magari costretto da condizioni fiscali difficili, ne approfitti per ripudiare il debito. L’espressione vi potrà risultare nuova, ma è accaduto in giro per il mondo che i governanti democraticamente eletti succeduti a dittatori abbiano fatto presente ai creditori che non avrebbero pagato per i debiti contratti da un regime non rappresentativo dei cittadini e che magari abbia utilizzato i proventi raccolti per fini estranei al bene pubblico. Se volete, anche un modo per dissuadere la finanza dal fare affari con dittature illegittime.

Il ripudio del debito ucraino contratto dopo la scadenza del mandato di Zelensky rappresenta un problema con cui dovranno fare i conti non soltanto gli obbligazionisti, bensì anche governi e istituzioni internazionali. Stando a quanto pattuito al G7 in Puglia di settimana scorsa, entro fine anno arriveranno le prime tranche del maxi-prestito da 50 miliardi di dollari erogato dalle economie ricche alleate di Kiev e garantito dai rendimenti degli asset russi congelati. Siamo sicuri che tanto denaro venga un giorno restituito anche se alla presidenza arrivasse un uomo di diverse vedute politiche? In rappresentanza di cosa viene contratto il nuovo debito ucraino dallo scorso 20 maggio?

Dubbi su legittimità del nuovo debito ucraino

Sembrano ragionamenti teorici, lontani dalla realtà, anche perché tendiamo ad immaginare che l’Ucraina sia un blocco monolitico, compatto contro il nemico. Sappiamo da decenni che così non è, che Kiev è e sarà probabilmente anche in futuro divisa tra filo-occidentali e filo-russi. Finanziare il debito ucraino in assenza di uno dei principali requisiti giuridici, ossia la legittimità di rappresentanza degli organi istituzionali, può comportare l’assunzione di rischi ancora superiori a quanto non facciano intendere gli stessi rating. Resta la speranza che nessuno in futuro a Kiev voglia inimicarsi i mercati e gli stessi governi occidentali, rischiando di essere tagliato fuori da entrambi.

Ogni azione opportunistica comporta sempre costi elevati nel breve, medio e lungo periodo.

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