L’offerta di MPS a Mediobanca ora è a sconto, gli azionisti vogliono di più

L'offerta di Monte Paschi di Siena (MPS) rivolta a Mediobanca è passata dal costituire un premio minimo all'essere a sconto per gli azionisti
1 mese fa
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Offerta di MPS ad azionisti di Mediobanca è ora a sconto
Offerta di MPS ad azionisti di Mediobanca è ora a sconto © Licenza Creative Commons

Ancora in calo le azioni di Monte Paschi di Siena (MPS) dopo l’offerta lanciata venerdì scorso agli azionisti di Mediobanca. Il titolo ha perso nella seduta di ieri poco più dell’1%, portando a circa il 9% le perdite complessive. Viceversa, il titolo di Piazzetta Cuccia ha guadagnato qualcosina dopo il rialzo più netto della precedente seduta. Segna complessivamente un aumento di quasi il 9% e pari a circa 1,1 miliardi di maggiore capitalizzazione in borsa.

Offerta MPS ora è a sconto

I nuovi numeri hanno stravolto il significato della stessa offerta di MPS. Quando veniva resa nota al pubblico il venerdì mattina, essa presupponeva uno di 2,3 azioni MPS per ogni azione Mediobanca portata in adesione.

Il prezzo venne fissato a 15,992 euro, che risultava a premio del 5,03% rispetto alla chiusura di seduta di giovedì scorso. Ma ieri chiudeva a 16,50 contro i 6,40 di MPS. Pertanto, il mercato si è allontanato dal rapporto indicato da Rocca Salimbeni, salito a quasi 2,6. In altre parole, il titolo senese si è relativamente svalutato.

L’aspetto più interessante consiste nel fatto che le azioni Mediobanca sono salite ben sopra il valore di offerta di MPS. A questo punto, quello che è nato come un premio sui prezzi di borsa, adesso si è trasformato in uno sconto. A questo momento, esso viaggia sopra il 3%. Il mercato lascia intendere di aspettarsi un rilancio dell’offerta, la quale effettivamente non è parsa molto generosa nei termini proposti. Probabile che lo stesso AD, Luigi Lovaglio, fosse consapevole di ciò e abbia voluto ugualmente lanciare la proposta per adeguarla successivamente.

Attenzione internazionale sulla vicenda

Ciò pesa sulle stesse valutazioni del titolo MPS, dato che ai prezzi attuali un aggiornamento dell’offerta costerebbe all’istituto sui 350 milioni in più.

La vicenda ha attirato le attenzioni internazionali. C’è una buona notizia per la banca senese: l’Unione Europea ha comunicato di non avere nulla da eccepire sull’operazione. Ormai, sostiene, la banca non ha obblighi comunicativi verso la Commissione, essendo stata nei fatti privatizzata. Eppure è attorno a quell’11,7% ancora in mano al Tesoro che fioccano polemiche e ricostruzioni.

Facciamo ordine. L’offerta di MPS è arrivata a pochi giorni dalla sottoscrizione di un accordo preliminare tra Generali e la francese Natixis per la gestione congiunta del risparmio. L’operazione non piace al governo, perché minaccerebbe i risparmi degli italiani, che prenderebbero la via della Francia. Non la pensa così Philippe Donnet, CEO della compagnia dal 2016 e a maggio in cerca di un quarto mandato.

Obiettivo Generali

Cosa c’entra con l’offerta di MPS? Generali è controllata da Mediobanca con una quota del 13,10%. Tra gli azionisti dell’una e dell’altra vi sono l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin della famiglia Del Vecchio. Entrambi a novembre fecero ingresso anche nel capitale di MPS insieme a Banco BPM. Di fatto, sono diventati soci del Tesoro. Sul piano politico, c’è grande sintonia con il governo Meloni e sono altresì strenui oppositori di Donnet e Alberto Nagel, quest’ultimo CEO di Mediobanca. L’OPA lanciata da Unicredit su Banco BPM ha fatto saltare la nascita del terzo polo bancario, orchestrata dall’esecutivo.

E in subordine anche la possibile scalata di Piazza Meda a Piazzetta Cuccia.

Tra le critiche, immancabili dall’opposizione. Ma con accenti differenti. Se i centristi di Azione lamentano la presenza dello stato in MPS, da MPS e PD se ne fa più una questione formale, come la mancata comunicazione al Parlamento di un’iniziativa già studiata alla fine del 2022. Al di là delle parole, la sostanza è più interessante: l’offerta di MPS, se andasse a buon fine, stravolgerebbe i connotati della finanza italiana. E per la prima volta nella storia sarebbe un governo di centro-destra a dare le carte in quello che un tempo era noto come “il salotto buono della finanza” tricolore.

Offerta MPS cambia assetti di potere

Il centro-sinistra è giustamente preoccupato, perché si vedrebbe franare sotto i piedi uno degli ultimi bastioni del potere rimastogli nel Bel Paese e che lo ha reso sinora un interlocutore privilegiato con l’establishment anche dalle file dell’opposizione. Se si trattasse semplicemente di rimpiazzare il PD con il centro-destra in certi ambienti, l’operazione in sé non avrebbe alcun pregio industriale. Il rischio di costruire un nuovo sistema di potere avulso dal mercato e all’impronta dirigista esisterebbe. A maggior ragione che la banca toscana è costata svariati miliardi ai contribuenti italiani e neanche la privatizzazione quasi completata è riuscita ad azzerare le perdite da questi patite. Tuttavia, tra le opposte visioni sarebbe opportuno trovare un punto di riflessione quanto più neutrale e moderato possibile. Saranno gli azionisti di Mediobanca a valutare se l’offerta di MPS sia meritoria o meno. L’ultima parola dovrà spettare al mercato.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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