Oggi, il Tesoro collocherà sul mercato fino a 1,25 miliardi di euro di BTp€i maggio 2030 e tra 3,5 e 4 miliardi di BTp ‘short term’ con scadenza 29 novembre 2022. Per i secondi si tratta di un debutto molto atteso, perché per la prima volta il Tesoro emetterà BTp a 2 anni. In effetti, da oggi inizia l’operazione di rimpiazzo dei CTz, i Certificati del Tesoro zero coupon voluti dal governo Dini nel 1995 e che vanno in pensione dopo 26 anni. Al fine di porre un limite alle emissioni nette, il Tesoro provvederà nei prossimi mesi anche ad operazioni di concambio per eliminare gradualmente questi titoli dalla circolazione.
Ma qual è la differenza tra i due titoli e per quale ragione il Tesoro ha pensato bene di pensionare i CTz? Questi sono titoli di stato della durata di 24 mesi e senza cedola. Nella sostanza, si tratta di BoT biennali. L’obbligazionista otterrà un rendimento dalla differenza tra il prezzo a cui il bond sarà rimborsato alla scadenza e quello pagato all’atto dell’acquisto/emissione. Invece, il BTp ‘short term’ offrirà una cedola, sebbene in questa prima fase essa sarà nulla o vicinissima allo zero. E, infatti, l’emissione di oggi sarà un zero coupon, poiché lo stato può rifinanziarsi in questi mesi senza pagare alcunché agli obbligazionisti e, al contrario, venendo pagato su questa scadenza per effetto dei rendimenti negativi.
Altro aspetto: la durata. Il BTp ‘short term’ ne avrà una compresa tra 18 e 30 mesi, per cui si mostra più flessibile del CTz. Al suo debutto odierno sarà un’obbligazione di 20 mesi. La ragione di questo cambiamento non è formale, ma sostanziale. Il CTz è uno strumento non ordinario e prettamente domestico, per cui si mostra anche relativamente meno liquido.
Il Tesoro manda in pensione i CTz e li rimpiazza con i BTp short term