Le quotazioni dell’olio di palma crescono
Nella stessa Francia, giovedì scorso è stata bocciata una proposta dagli ambientalisti all’Assemblea Nazionale, che puntava a introdurre una sovrattassa da 300 euro su ogni tonnellata di olio di palma, che sarebbe schizzata a 900 euro nel 2020 e a livelli ancora più alti dal 2021. Né il governo, né le opposizioni hanno appoggiato tale misura, giudicata eccessivamente punitiva. Sarebbe stata una stangata enorme per un prodotto, che sul mercato internazionale viene quotato sopra i 750 dollari a tonnellata in Malaysia, uno dei maggiori produttori mondiali, insieme a Indonesia e Colombia.
Il dato interessante è che si potrebbe immaginare una furente crisi sul mercato dell’olio di palma, invece, le cose vanno esattamente al contrario. Anzitutto, dopo una fase leggermente calante vissuta fino dall’aprile al luglio scorso, i prezzi sono rimbalzati di oltre il 10% negli ultimi tre mesi e segnano un eclatante +37% rispetto a inizio anno.
Il mercato dell’olio di palma sempre più grande
D’altronde, contrariamente a quanto si pensi, la domanda non solo è rimasta solida, ma appare in continua crescita, tanto che il WWF ha stimato che la produzione mondiale passerà dalle 24 milioni di tonnellate del 1999 alle 50 milioni entro il 2019, superando le 70 milioni negli anni seguenti. Le cifre di Euromonitor sono persino più positive: nel 2015, la produzione sarebbe già salita a 58,1 milioni di tonnellate dalle 45,7 del 2010.
Persino Greenpeace ha invitato a non demonizzare la produzione di olio di palma tout court, sostenendo che gli sforzi di colossi come Ferrero per un’offerta eco-sostenibile ed equa per i lavoratori andrebbero sostenuti, non abbattuti, segnalando come i maggiori problemi in termini di impatto ambientali e di diritti dei lavoratori si riscontrino per le piccole realtà produttive, non per le grosse multinazionali.