La UE stringe le maglie contro l’olio di palma
A destare preoccupazioni ci pensa anche l’Europarlamento, che ha approvato una mozione non vincolante, con la quale si chiede alla vigilanza di Bruxelles di introdurre regole più restrittive per le importazioni di materie prime, la cui coltivazione e produzione, come l’olio di palma, comportano un rischio di deforestazione. Il ministro delle Piantagioni e Commodities malesiano, Mah Siew Keong, non ci sta e ha scritto alle istituzioni comunitarie, chiedendo di essere ascoltato per spiegare le ragioni del dissenso rispetto alla mozione, votata quasi all’unanimità.
La UE rappresenta il secondo mercato di sbocco per l’olio di palma malesiano, con importazioni nel 2016 per 2,059 milioni di tonnellate, pari al 12% della produzione complessiva, dietro solamente alle 2,825 milioni di tonnellate dalla Cina e davanti alle 1,882 milioni di tonnellate dell’India. (Leggi anche: Olio di palma bandito dal biodiesel)
Tra cambio e quotazioni, periodo grigio per produttori malesi
E si starebbero facendo sentire ancora gli effetti del passaggio di El Nino in Asia nel 2016, se è vero che la produzione a marzo in Malaysia è cresciuta del 10,4% su base mensile a 1,39 milioni di tonnellate, ma sotto la media quinquennale del +15%. In crescita del 7% anche le esportazioni a 1,18 milioni.
Resta il fatto che il calo dei prezzi in valuta locale si accompagna all’indebolimento del cambio (-11,7% in un anno contro il dollaro), che in teoria dovrebbe spronare proprio le quotazioni della materia prima. Il paese asiatico è un produttore di gas, il cui tracollo dei prezzi nell’ultimo triennio ha contribuito in materia determinante a colpire il ringgit. (Leggi anche: Olio di palma indispensabile per Nutella, prezzi sotto $700/t)