Andare in pensione anticipata con Opzione Donna da quest’anno è più difficile. La Legge di bilancio ha introdotto nuovi requisiti soggettivi da possedere per uscire dal lavoro rendendo nettamente più stringente l’esercizio del diritto.
Come noto, oltre ad avere 60 anni di età (scontabili fino a 58 in presenza di figli) e almeno 35 anni di contributi, le lavoratrici devono trovarsi in una delle condizioni sociali di disagio indicate dalla legge. E cioè essere caregiver, invalide civili o licenziate a seguito crisi aziendale.
Opzione Donna, i requisiti 2023
Fin qui, nulla di difficile da comprendere, se non per i requisiti soggettivi che non è ben chiaro quando debbano essere verificati per poter accedere alla pensione con Opzione Donna. Se per quelli anagrafici e contributivi non ci sono dubbi, per gli altri qualche dubbio sorge spontaneo soprattutto in relazione alle tempistiche.
L’Inps ha quindi emanato una nota con la quale è fatta chiarezza su questo fondamentale punto. Con la circolare n. 25 del 6 marzo 2023 sono infatti spiegati i nuovi requisiti e le condizioni per accedere a Opzione Donna nel 2023. Resta anche confermata la finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 per quelle autonome dalla maturazione degli stessi requisiti.
Inoltre vale sempre la regola secondo cui, se i requisiti anagrafici e contributivi sono perfezionati entro il 31 dicembre 2023, la domanda di pensionamento può essere presentata in qualsiasi momento successivo (cristallizzazione del diritto a pensione). Quindi anche nel 2024 e 2025.
I requisiti soggettivi: chiarimenti
Per quanto riguarda il possesso dei requisiti soggettivi, l’Inps fa sapere che la verifica va effettuata esclusivamente al momento della presentazione della domanda di pensione con Opzione Donna. Pertanto, posto che l’età anagrafica e i contributi siano facilmente riscontrabili, è importante che le altre condizioni siano valide al momento della richiesta di pensione.
In particolare le lavoratrici caregiver devono dimostrare di svolgere assistenza da almeno 6 mesi.
Le donne portatrici di handicap devono dimostrare di soffrire di riduzione della capacità lavorativa. Accertata in via definitiva dalle competenti commissioni sanitarie per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%.
Infine ci sono le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. In particolare per le aziende in crisi è necessario che risulti attivo alla data del 1° gennaio 2023 un tavolo negoziale, ovvero risulti attivato in data successiva, un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. Questo riguarda solo le lavoratrici di aziende di maggiori dimensioni (es. con un numero di dipendenti non inferiore a 250).
La domanda di pensionamento con Opzione Donna – precisa l’Inps – deve pervenire prima della chiusura del tavolo di crisi. In caso contrario si perde il diritto alla pensione anticipata. Controlli adeguati sono effettuati dall’Inps tramite le strutture del Mise ai fini dell’accertamento della sussistenza della condizione per l’erogazione della pensione.