Opzione donna, come si calcola la pensione
Per controllare se si è tra le vittime di questi errori di calcolo pensione, occorre ricordare in primis come si arriva all’assegno. L’opzione donna permette alle lavoratrici di scegliere la pensione anticipata finendo di lavorare rispettivamente a 57 anni e 3 mesi per le dipendenti e 58 e 3 mesi per le autonome, entrambe con almeno 35 anni di contributi alle spalle. Tra il raggiungimento dei requisiti alla pensione anticipata con opzione donna si colloca una finestra di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.
- Quota A: riferibile alle annualità che precedono il 1996 e basata sulle retribuzioni annue lorde dei dieci anni compresi tra il 1986 e il 1995 (o del triennio 1993-1995, per le lavoratrici pubbliche). Le contribuzioni, ottenute applicando l’aliquota Inps alle retribuzioni, vengono sommate tra di loro e poi divise per 10 (o per 3 per il comparto della PA) per ottenere la contribuzione media annua. Infine, moltiplicando la contribuzione per le annualità che risultano prima del 1995, si ottiene il montante ai fini del calcolo contributivo;
- Quota B: si riferisce invece intuitivamente agli anni successivi al 1996. Per ottenere il montante si tiene conto dei contributi annualmente versati e rivalutati ogni cinque anni secondo il PIL.
Per ottenere il montante totale vanno sommati i risultati delle due quote e il risultato va poi moltiplicato per il coefficiente di trasformazione (che è diverso in base all’età pensionabile), per calcolare la pensione spettante. E qui si annida l’errore dell’Inps che porta a penalizzazioni sulla pensione.