Opzione Donna da quest’anno diventa più stringente. Con la legge di bilancio 2023 sono state introdotte importanti modifiche ai requisiti che nel limitano decisamente la possibilità di accesso per le lavoratrici. Questo vale per chi matura i requisiti quest’anno e non per chi li ha già acquisiti entro il 2022 (cristallizzazione del diritto).
In sostanza, bisogna adesso rientrare in una delle tre categoria svantaggiate: invalide, caregiver o disoccupate. Cambia anche l’età anagrafica che sale a 60 anni, ma con sconto di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di 24 mesi.
Le nuove regole in vigore per Opzione Donna
Si tratta di un deciso cambiamento di rotta che non lascia dubbi sulle intenzioni del governo di tagliare le pensioni anticipate che pesano sui conti dell’Inps. Come confermato anche dal sottosegretario all’Economia Federico Freni in una recente dichiarazione:
“Purtroppo Opzione donna non era sostenibile economicamente. Ma si tratta di una misura che intercetta un bisogno di tutela cui non possiamo e non vogliamo negare risposte“
Secondo i recenti dati dell’Osservatorio Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento – sono state 23.812 le pensioni liquidate con Opzione Donna nel 2022, in crescita del 15,4% rispetto al 2021. Più nel dettaglio, sono state 8.833 le donne che si sono avvalse della misura prima dei 59 anni.
I nuovi requisiti per il 2023
Ma vediamo in dettaglio come cambiano i requisiti di Opzione Donna per il 2023. Innanzitutto l’età anagrafica sale di due anni: non più 58 anni (59 per le autonome) ma 60 per tutte. Resta la possibilità di ottenere uno sconto di un anno, come detto, per ogni figlio fino al limite minimo di 58 anni. Resta confermato a 35 anni il requisito contributivo minimo.
Ma il vincolo più stringente riguarda l’appartenenza a determinate categorie sociali svantaggiate fino allo scorso anno non contemplate.
- disoccupate a seguito di licenziamento o dipendenti di aziende in crisi;
- invalide civili con il 74% di invalidità riconosciuta e definitiva;
- caregiver
Quest’ultimo caso riguarda lavoratrici che, al momento della richiesta di pensione, assistono da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.