Opzione Donna è stata drasticamente ridimensionata con la legge di bilancio 2023. Da quest’anno è più difficile accedere a questa forma di pensione anticipata riservata alle lavoratrici. Fra i nuovi requisiti compaiono infatti anche particolari condizioni sociali da rispettare.
Dal 1 gennaio le lavoratrici devono possedere almeno 60 anni di età (è previsto uno sconto massimo di due anni in presenza di figli) e rientrare in una delle seguenti categorie:
- caregiver;
- invalide con almeno il 74% di invalidità civile;
- licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Opzione Donna nella scuola
Le lavoratrici che maturano i requisiti di cui sopra entro quest’anno possono quindi pensare di andare in pensione con Opzione Donna.
Tuttavia, per le dipendenti attualmente in servizio che presentano la domanda di cessazione per Opzione Donna potrebbe essere problematico rispettare i requisiti richiesti. Posto, infatti, che età e anzianità contributiva (almeno 35 anni) siano obiettivi certi, diventa più incerto il rispetto del requisito di disagio sociale.
Più precisamente, escludendo il caso di licenziamento o di appartenenza ad aziende in crisi (non è il caso della scuola), resterebbero da verificare le altre due condizioni. Ci sono dipendenti, infatti, che non hanno ancora ottenuto la certificazione di invalidità civile oppure non è stata ancora confermata in via definitiva.
Così come la condizione di caregiver che necessita di essere attiva da almeno 6 mesi e che vi sia una dichiarazione da parte della persona assistita. E se nel frattempo il rapporto cessa? Tutte condizioni che potrebbero, come non potrebbero, essere presenti al momento del pensionamento, così come quando si presenta domanda di cessazione dal servizio.
Troppe incertezze
Non essendo ancora chiaro come questi requisiti possano essere soddisfatti trattandosi di una innovazione legislativa, anche l’Inps sarà costretto a verificarne la sussistenza al momento della verifica della domanda per Opzione Donna.
Per legge i requisiti anagrafici e contributivi devono essere soddisfatti entro la fine dell’anno. Vale così anche per le condizioni di disagio sociale? Per chi già vi rientra non c’è alcun problema. Mentre non è chiaro come l’Inps riuscirà a verificare per tempo questi dati se fossero soddisfatti dopo la presentazione dell’istanza del 28 febbraio.
Nessun problema invece per le lavoratrici che hanno maturato il diritto ad Opzione Donna lo scorso anno (crsitallizzazione). Per costoro vale solo il rispetto dei requisiti anagrafici e contributivi, per cui l’esame dell’istanza di cessazione dal servizio e successivo pensionamento dal 1 settembre non riscontrerà problemi.