Opzione Donna rimane attiva anche nel 2024, tuttavia i requisiti hanno subito cambiamenti significativi rispetto alla versione originale. Queste modifiche profonde introducono una variabile cruciale: la cristallizzazione del diritto, un aspetto che molte devono valutare attentamente per non perdere l’opportunità di accedere alla pensione.
Attualmente, ci sono tre versioni di Opzione Donna, ognuna con differenti possibilità a seconda della data di maturazione dei requisiti.
“Buongiorno, volevo conoscere le regole di pensionamento con opzione donna nel 2024. Ho compiuto 62 anni di età ed a maggio 2024 completo 38 anni di contributi.
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Opzione donna, ecco la soluzione per la pensione 2024 anche per chi non rientra nelle nuove categorie
Il quesito posto dalla nostra lettrice ci offre l’opportunità di approfondire il tema di Opzione Donna. Questa misura ha subito variazioni significative nei requisiti richiesti negli anni, e negli ultimi due anni anche il target di potenziali beneficiarie è notevolmente cambiato, riducendo l’ampiezza di questo strumento previdenziale. Ricordiamo che si tratta di un regime di pensionamento anticipato sperimentale per le lavoratrici, una misura non permanente che, tuttavia, viene regolarmente prorogata dai vari governi, seppure con alcune modifiche.
Opzione Donna è sempre stata al centro di molte discussioni. Alcune lavoratrici auspicherebbero la sua trasformazione da regime sperimentale a strutturale. Nonostante sia nettamente penalizzante in termini di calcolo dell’assegno pensionistico, la misura ha suscitato un interesse crescente perché permette un significativo anticipo del pensionamento. La penalizzazione dell’assegno, che fino a pochi anni fa sembrava particolarmente onerosa, si sta alleggerendo progressivamente.
Con il diminuire dei periodi di contribuzione versati dalle lavoratrici prima del 1996, la maggior parte della penalizzazione derivante dal calcolo contributivo si riduce. Di conseguenza, nonostante rimanga una penalizzazione, Opzione Donna è via via meno gravosa, data la minor quantità di lavoratrici che possono beneficiare del calcolo retributivo fino al 2011.
Misura limitata a determinate platee, ma qualcuna può recuperare il diritto alla versione vecchia dello scivolo
Attualmente, l’accesso a Opzione Donna è limitato a specifiche categorie. Si tratta di donne invalide con almeno il 74% di disabilità certificata, caregiver che assistono da almeno sei mesi un familiare stretto gravemente disabile con cui convivono, e lavoratrici licenziate o impiegate in aziende coinvolte in procedure ministeriali di gestione delle crisi aziendali.
L’età per accedere alla pensione con questa opzione è aumentata significativamente nel 2023 rispetto al passato. Fino al 2022, era possibile andare in pensione a 58 anni per le dipendenti e a 59 anni per le lavoratrici autonome, a patto di avere versato 35 anni di contributi e di aver completato questi requisiti entro il 31 dicembre 2021. Ciò perché la misura impone un termine fisso per il completamento dei requisiti, fissato al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di pensionamento.
Nel 2023, hanno potuto beneficiare del regime agevolato le donne che, entro la fine del 2022, avevano accumulato 35 anni di contributi e raggiunto i 60 anni di età. Le donne con due o più figli hanno avuto la possibilità di ridurre l’età pensionabile di due anni, potendo andare in pensione a 58 anni se hanno completato i requisiti entro il 31 dicembre 2022. Con un solo figlio, lo sconto era meno consistente e l’età di uscita fissata a 59 anni.
Nel 2024, tuttavia, i requisiti sono diventati più stringenti: è necessario averli completati entro il 31 dicembre 2023, e l’età pensionabile è stata incrementata a 61 anni per chi non ha figli, 60 anni per chi ne ha uno e 59 anni per chi ne ha due o più.
Penalizzazioni sostenibili oggi più di ieri, come è cambiata opzione donna
Se una donna con due o più figli aveva raggiunto l’età di 58 anni nel 2022 e aveva accumulato 35 anni di contributi alla stessa data, può oggi andare in pensione sfruttando le regole di Opzione Donna valide per il 2023. Questa possibilità è estesa a tutte le lavoratrici, indipendentemente dalle categorie specifiche della misura attuale, che avevano soddisfatto i requisiti per la versione 2022 di Opzione Donna.
In sintesi, una donna nata nel 1963 può pensionarsi oggi se entro il 31 dicembre 2021 aveva già maturato 35 anni di contributi. Sia come dipendente del settore privato che pubblico. Questo perché, fino al 2022, non esistevano restrizioni specifiche e tutte le donne potevano pensionarsi a 58 anni di età. Il vantaggio di questa misura rimane dunque pienamente valido.
Ad esempio, considerando una donna nata nel 1963, si può presumere che la sua carriera sia iniziata intorno al 1990. Ammettendo che abbia lavorato ininterrottamente da quell’anno, avrebbe diritto a un massimo di 5 o 6 anni di calcolo retributivo del suo assegno pensionistico. Per coloro che hanno versato meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, l’assegno viene calcolato con il sistema retributivo (più vantaggioso) solo per i periodi fino al 31 dicembre 1995.
Di conseguenza, anche se Opzione Donna prevede un calcolo completamente contributivo, l’effettiva penalizzazione sarebbe ridotta.
Il diritto maturato non si perde, ecco la regola generale
Riguardo alla nostra lettrice, riteniamo che possa accedere alla pensione tramite Opzione Donna. Essendo nata nel 1962, si conforma alle regole di Opzione Donna vigenti fino al 2022. Di conseguenza, aveva superato i 58 anni di età al 31 dicembre 2021. Presumiamo inoltre che a maggio 2021 avesse già accumulato i 35 anni di contributi richiesti.
Sebbene sia necessario verificare la natura specifica dei contributi, niente impedisce alla lavoratrice di inoltrare la domanda all’INPS. Sembra che, per quanto riguarda i requisiti generali, possieda tutti i criteri necessari per rientrare nella versione di Opzione Donna del 2022.