Andare in pensione anticipata con Opzione Donna non è conveniente. L’assegno è molto più basso rispetto alla pensione calcolata coi requisiti ordinari. Inoltre bisogna aspettare 12-18 mesi prima di vedere i soldi dall’Inps.
Come noto, la liquidazione della rendita con il sistema Opzione Donna implica la migrazione di tutti i contributi al sistema di calcolo contributivo. Tradotto significa una pensione più bassa anche del 25% rispetto al calcolo misto.
Opzione Donna, tempi di attesa fino a 18 mesi
Ma non è solo l’aspetto meramente economico che fa perdere appeal a Opzione Donna.
Pertanto, la riduzione della pensione non è solo quella relativa all’assegno più basso che risulta dalla liquidazione. Ma anche in relazione al periodo lunghissimo di attesa dalla decorrenza che implica il godimento della rendita per 12-18 mesi in meno rispetto alle aspettative di vita.
Il che conviene sempre meno, come confermato dai dati Inps. Dalla rilevazione condotta dall’Istituto guidato da Pasquale Tridico emerge che in totale le nuove pensioni Opzione Donna con decorrenza nel periodo gennaio–giugno 2022 sono calate a 390.932. Lo scorso anno erano più di 400 mila.
Il sistema di calcolo che riduce la pensione
Per il calcolo della pensione con Opzione Donna con il sistema contributivo valgono solo i contributi versati dopo il 31 dicembre 1995. Qualora l’assicurata non potesse farne valere a sufficienza per il raggiungimento dei 35 anni di anzianità contributiva minima, deve chiedere all’Inps la migrazione dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo delle settimane lavorate prima di tale data.
Questo perché la legge prevede che i contributi versati prima del 1996, validi per il sistema di calcolo retributivo, non possono essere presi in considerazione come base di calcolo se prima non vengono “spostati”.
E come si evince ancora dai dati Inps, l’assegno medio mensile liquidato alle lavoratrici che sono andate in pensione con Opzione Donna nel primo semestre 2022 è stato di 1.173 euro. In calo rispetto agli anni precedenti.