La nuova versione di Opzione Donna rappresenta l’anticamera della fine delle pensioni anticipate per le lavoratrici. Da quest’anno potranno uscire dal lavoro a 60 anni solo il 10% delle aventi diritto rispetto a un anno fa.
Secondo le stime Inps sarebbero solo 2.900 le lavoratrici che potrebbero beneficiare di Opzione Donna nel 2023, contro le oltre 23.000 che lo scorso anno hanno lasciato il lavoro. Un vero e proprio colpo di spugna legislativo che la dice tutta sulle intenzioni del Governo di porre fine una volta per tutte alle pensioni anticipate.
Opzione Donna verso la fine
Con l’introduzione in legge di bilancio di nuovi requisiti, infatti, Opzione Donna si restringe a pochissime aventi diritto quest’anno. Motivo per cui i sindacati continuano a chiedere una revisione della misura al governo Meloni. Ben consapevoli che non otterranno nulla. Come confermato anche dal sottosegretario all’Economia Federico Freni in una dichiarazione a commento della modifica introdotta dalla finanziaria:
“Purtroppo Opzione Donna non era sostenibile economicamente. Ma si tratta di una misura che intercetta un bisogno di tutela cui non possiamo e non vogliamo negare risposte“
Dal 2023, come noto, i requisiti per Opzione Donna sono cambiati. Innanzitutto l’età anagrafica sale di due anni: non più 58 anni (59 per le autonome) ma 60 per tutte. Resta la possibilità di ottenere uno sconto di un anno, come detto, per ogni figlio fino al limite minimo di 58 anni. Resta confermato a 35 anni il requisito contributivo minimo.
Ma il vincolo più stringente riguarda l’appartenenza a determinate categorie sociali svantaggiate. Dal 2023 per andare in pensione con Opzione Donna bisogna rientrare in una delle seguenti condizioni:
- disoccupate a seguito di licenziamento o dipendenti di aziende in crisi;
- invalide civili con il 74% di invalidità riconosciuta e definitiva;
- caregiver.
Meglio Ape Sociale
Le restrizioni apportate a Opzione Donna tendono poi ad avvicinare la nuova misura a quella di Ape Sociale.
Inoltre la pensione non è calcolata con il sistema contributivo puro come avviene per Opzione Donna. Il che significa poter ottenere un trattamento economico sicuramente più vantaggioso anche se limitato a 12 mensilità.
Inoltre i tempi di attesa della liquidazione della pensione sono di tre mesi dal raggiungimento dei requisiti contributivi e anagrafici e non di 12-18 mesi come avviene per Opzione Donna. Insomma, tutti fattori che faranno ulteriormente desistere le lavoratrici dal scegliere Opzione Donna come via maestra di uscita anticipata.