Opzione donna riformata, come calcolare la nuova penalizzazione

Il governo punta a rivedere la pensione anticipata con Opzione Donna parificando il requisito anagrafico a 61 anni anche per chi ha figli.
1 anno fa
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opzione donna
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La riforma pensionistica 2024 punta su donne e giovani. Tra le varie voci che circolano negli ambienti di governo c’è, in particolare, l’intenzione di rivedere il meccanismo di uscita previsto da Opzione Donna. Dopo la riforma dello scorso anno sono infatti esplose le polemiche su quanto previsto per i requisiti anagrafici di chi non ha figli rispetto a chi li ha.

Tuttavia, nonostante le pressioni dei sindacati per ripristinare l’eguaglianza sociale con diritto di uscita a 58 anni di età, gli spazi di manovra sarebbero ridotti al lumicino.

Mancanza di finanziamenti: solo un terzo dei 30 miliardi di euro previsti per la legge di bilancio sarà drenato dalla rivalutazione delle pensioni l’anno prossimo. Quindi restano poche disponibilità da destinare al capitolo pensioni per il 2024.

Verso la riforma di Opzione Donna

L’attenzione si è quindi concentrata sui ritocchi delle misure già esistenti. Come Opzione Donna, la pensione anticipata riservata alle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno almeno 35 anni di contributi e 60 anni di età.

Da quest’anno la misura, però, è stata fortemente limitata a causa dell’introduzione di requisiti soggettivi, che limitano l’accesso a un numero ristretto di donne. Dal 1° gennaio 2023 per andare in pensione anticipata bisogna rientrare nella categoria dei caregiver, degli invalidi al 74% delle licenziate o delle dipendenti di azionde in crisi. In assenza di queste condizioni, Opzione Donna è preclusa.

Anche i requisiti di età sono cambiati dal 2023. L’età è stata innalzata a 60 anni, ma sono previsti sconti fino a due anni in presenza di figli. Cosa che ha suscitato polemiche al punto che i sindacati parlano di palese discriminazione tra lavoratrici con figli e senza figli.

Il pensione a 61 anni per tutte

Quindi, a questo punto, si discute sulla possibilità di ripristinare l’uguaglianza nei requisiti di età. Tuttavia, non è sicuro che si torni ai requisiti anagrafici del 2022, cioè a 58 anni per le dipendneti e 59 per le autonome.

Più probabilmente diventeranno 61 anni per tutte, con o senza figli. Opzione Donna potrebbe confluire in Ape Sociale che già prevede la possibilità di uscita per caregiver, disoccupate, invalide e licenziate.

In questo modo le lavoratrici che potranno andare in pensione anticipata con Ape Sociale avranno dalla loro il superamento di quella discriminante che si era venuta a creare a inizio anno, in occasione della riforma di Opzione Donna, fra coloro che hanno figli e coloro che non ne hanno. Solo ci potranno andare più tardi rispetto a quanto previsto oggi.

La finestra di uscita

Secondo indiscrezioni, si starebbe lavorando anche sulla finestra di uscita per Opzione Donna. Come noto la pensione scatta oggi dopo 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi. Quindi un anno più tardi. Chi oggi matura il diritto ad andare in pensione avendo compiuto i 60 anni, peecepirà l’assegno solo l’anno prossimo.

L’idea sarebbe quella di accorciare i tempi di 6 mesi, dimezzandoli. In quetso modo si darebbe alle lavoratrici la possibilità di beneficiare della pensione prima rispetto alle attuali regole in vigore. In cambio la riforma vederebbe il requisito anagrafico salire a 60 anni anche per le donne con figli.

Riassumendo…

  • Opzione Donna nel mirino del governo per un’altra possibile riforma.
  • Probabile innalzamento del requisito anagrafico a 60 anni per le donne con figli.
  • Tempi di pagamento della pensione dimezzati se passa la riforma.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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