Opzione Donna strutturale nel programma del nuovo governo

In pensione anticipata con Opzione Donna per sempre. Il modello di riforma pensioni di FdI potrebbe presto essere esteso anche agli uomini.
2 anni fa
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opzione donna

Opzione Donna è già tema caldo per la prossima riforma pensioni. Il meccanismo potrebbe anche essere esteso agli uomini, come del resto se ne era parlato anche in passato ma poi non se ne fece più nulla.

Il nuovo Parlamento con maggioranza di centro destra uscito dalle elezioni potrebbe dare una svolta a Opzione Donna. Anche perché il premier sarà una donna (Giorgia Meloni di FdI) che molto probabilmente spingerà per rendere strutturale il sistema anticipato.

Opzione Donna estesa anche agli uomini?

Secondo Meloni, devono essere combattute le ingiustizie del sistema pensionistico.

E in Italia ce ne sono parecchie che hanno creato più danni che benefici. Così, tra le varie proposte di revisione del sistema pensioni c’è anche quella di rendere strutturali Opzione Donna. Non solo

un meccanismo simile – aggiunge – potrebbe essere studiato per le pensioni degli uomini“.

D’altronde, il sistema delle quote finora adottato ha dato scarsi risultati. Serve qualcosa di più duraturo e sostenibile che non costringa il Parlamento a intervenire ogni anno con una pezza per evitare il ritorno alla Fornero.

Anche perché spazi di manovra non ce ne sono e la coperta è corta. Quindi per consentire ancora le pensioni anticipate è necessario introdurre una penalizzazione. Su base volontaria, ben inteso. E Opzione Donna, in questo senso, sarebbe il modello ideale per tutti. Non solo per le donne.

Finora la possibilità di lasciare il lavoro anzitempo con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età (59 per le autonome) è stata riservata solo alle lavoratrici. Ma potrebbe benissimo essere estesa anche agli uomini, con diversi requisiti.

In pensione prima con meno soldi

Del resto Opzione Donna non pesa sul bilancio degli enti pensionistici. Lo ha detto anche il presidente del Inps Pasquale Tridico. Come noto, chi sceglie di andare in pensione con questo meccanismo accetta una forte penalizzazione.

La pensione è infatti liquidata solo con il sistema di calcolo contributivo, anche per i versamenti effettuati prima del 1996.

Il pagamento, poi, parte 12 mesi dopo il perfezionamento della domanda di pensione (dopo 18 mesi per le autonome). Ne deriva, in complesso, un taglio dell’assegno che in alcuni casi raggiunge anche il 25%.

Per cui lo Stato da questo punto di vista risparmia. Allora perché non estendere a tutti la possibilità di lasciare il lavoro prima accettando un taglio della pensione? Per gli uomini si potrebbe ragionare partendo da un requisito anagrafico di 63 anni, che è poi l’età con la quale si potrebbe uscire con Ape Sociale.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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