Potremmo considerare davvero tramontata l’ipotesi di una riforma pensioni 2023? Con tutta probabilità la risposta deve essere affermativa. Ed è affermativa perché i tempi stringono e una riforma non si può fare in poco più di un mese, ossia ciò che manca alla fine di questo 2022.
Cosa aspettarsi, quindi, al 1° gennaio 2023?
Qualcosa è venuto fuori dall’incontro di qualche giorno fa avvenuto tra il nuovo Ministro del Lavoro, Marina Calderone e le parti sociali (sindacati).
Le ipotesi in carreggiata sono la proroga di qualche misura già in essere con qualche apertura verso quella che possiamo definire un anticipo di Quota 41 (più precisamente si parla dell’esordio possibile di una Quota 103).
Si parla anche della possibilità di una Opzione uomo.
Quota 103
La fine del 2022 segnerà anche la fine di Quota 102. Salvo colpi di coda, questa forma di pensionamento transitoria, termina al 31 dicembre di quest’anno.
Pensata come soluzione provvisoria dopo la fine di Quota 100 (pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età), Quota 102, permette un pensionamento anticipato a chi entro l’ultimo giorno del 2022 riesce a maturare
- 38 anni di contributi
- e 62 anni di età.
Dal 1° gennaio 2023 potrebbe fare il suto debutto, invece, una Quota 102 rivisitata e che diventerebbe Quota 103, ossia possibilità di uscire dal mondo del lavoro con:
- 41 anni di contributi
- e 62 anni di età.
Sarebbe solo un primo passo verso la Quota 41 secca fortemente voluta dalla Lega di Salvini. Quindi, pensionamento per tutti con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Con Opzione donna nel 2023 anche Opzione uomo?
Oltre a una probabile Quota 103, potrebbe debuttare anche Opzione uomo. In pratica, si pensa di prorogare Opzione donna e di applicarla anche ai lavoratori uomini.
Ricordiamo che Opzione donna è anch’essa in scadenza e rappresenta quella possibilità di lasciare l’occupazione per godere della pensione con 35 anni di contributi e:
- 58 anni di età (se lavoratrici dipendenti)
- 59 anni di età (se lavoratrici autonome).
Tra le proroghe rientrerebbe anche Ape social (pensione, solo per alcune categorie di lavoratori svantaggiati, con 63 anni di età e 30 anni di contributi oppure 36 a seconda dei casi.
Tutte queste misure devono però fare anche i conti con l’aumento automatico pensioni 2023, che rispetto agli anni passati sarà da record visto un tasso di inflazione che si assesterà a fine anno intorno all’8%. Un aumento che determinerà un’impennata della spesa per le casse dello Stato di un + 7,9%.