In due precedenti articoli, vi abbiamo spiegato cosa sono i contratti di opzione e, in particolare, vi abbiamo fornito i dettagli sulle opzioni put. Oggi, invece, è il turno delle opzioni call, che assegnano al titolare la facoltà, ma non l’obbligo, dietro il pagamento di un premio, di acquistare un’attività finanziaria sottostante (titoli, indici, valute, etc.) a un dato prezzo (“strike price”) e a una certa data. Se tali contratti possono essere esercitati anche prima della data fissata, siamo in presenza di opzioni cosiddette “americane”, altrimenti saranno del tipo europeo. Ha senso acquistare un’opzione call, quando si prevede che il prezzo del sottostante sia destinato a crescere, altrimenti nessuno verserebbe un premio per acquistare un titolo atteso in calo. E quando ha senso esercitare l’opzione? Chiaramente, quando alla scadenza, il prezzo di mercato del sottostante risulta superiore a quello concordato o “strike”, altrimenti sarebbe più conveniente acquistarlo direttamente sul mercato a un costo inferiore.
Dunque, l’acquirente di un’opzione call esercita la facoltà di acquisto, allorquando il prezzo concordato alla scadenza è inferiore a quello vigente in quel momento sul mercato. In questo modo, esso potrà realizzare un profitto rivendendolo sul mercato e intascando la differenza. Vediamo di capirci meglio con un esempio elementare.
Esempio pratico
Tizio acquista da Caio un’opzione call, che gli assegna la facoltà di acquistare a distanza di 90 giorni 1.000 azioni a un prezzo cadauna di 10 euro, versando un premio di 0,50 euro per azione. Evidentemente, Tizio si aspetta che i titoli sottostanti salgano di prezzo in questi 3 mesi e che alla scadenza valgano sul mercato secondario almeno 50 centesimi in più (prezzo del premio) del valore concordato. Supponiamo, che alla data pattuita, il prezzo risulti sul mercato pari a 11,20 euro. Tizio esercita l’opzione, perché spendendo 10.000 euro (1.000 azioni x 10 euro) si porta a casa un pacchetto, che potrebbe cedere all’istante per 11.200 euro (11,20 euro x 1.000 azioni), realizzando un margine di 1.200 euro, dal quale bisogna detrarre il costo del premio, pari a 500 euro (0,50 euro x 1.000 azioni), ottenendo un profitto di 700 euro, al lordo delle imposte. Immaginiamo, che alla scadenza il prezzo sul mercato delle suddette azioni risulti essere di 10,40 euro. Tizio incasserà 10.400 euro dalla rivendita sul mercato delle opzioni esercitate spendendo 10.000 euro. Tuttavia, avendo pagato prima 500 euro di premio, al netto avrà rimediato una perdita di 100 euro. In ogni caso, l’esercizio del contratto sarà conveniente, perché il premio versato è stato comunque già pagato e il fatto che il prezzo delle azioni sul mercato sia superiore a quello concordato limiterà almeno il costo dell’operazione.