Lo scorso anno, la Deutsche Bundesbank riportava la sua prima perdita dal 1979. Il suo conto economico si era chiuso con un passivo di 172 milioni di euro. L’aumento dei tassi di interesse è stata la causa delle recenti perdite presso le principali banche centrali. Dopo anni di acquisti di bond con rendimenti bassi o persino negativi, lo schianto dei prezzi e la risalita dei rendimenti stanno colpendo il valore patrimoniale degli istituti e al contempo gli interessi passivi stanno superando gli interessi attivi.
Bundesbank rassicura contribuenti tedeschi
Würmeling ha fatto presente che nel suo stato patrimoniale la Bundesbank possiede 3.355 tonnellate di oro, ancora oggi iscritte a bilancio al loro prezzo di acquisto. E poiché gli acquisti avvennero quando l’oro valeva per legge 35 dollari l’oncia a seguito dell’Accordo di Bretton Woods, ora che si trova vicino ai 2.000 dollari una eventuale rivalutazione non farebbe che farne schizzare il valore di bilancio. A fine 2022, la stessa Bundesbank segnalava che la rivalutazione avrebbe superato i 176 miliardi di euro. E nei giorni scorsi, Würmeling ha parlato proprio di una possibile rivalutazione di 180 miliardi.
In sostanza, i tedeschi non abbiano timore. All’occorrenza la Bundesbank impedirebbe di fare ricadere su di loro le perdite per il caso in cui il patrimonio netto scendesse sottozero. E Bankitalia? Nel 2022 riportava un utile netto di oltre 2 miliardi, pur in calo dai quasi 6 dell’anno precedente. A bilancio possedeva a fine esercizio oltre 696 miliardi di euro in titoli acquistati per ragioni di politica monetaria.
Oro Bankitalia contro possibili perdite
Nel caso in cui il patrimonio netto di Bankitalia scendesse a valori negativi, l’oro fungerebbe da argine anche per i contribuenti italiani? La risposta è negativa. Le 2.452 tonnellate possedute risultano già rivalutate ai prezzi di mercato. Valevano 134,5 miliardi a fine 2022. Anche in conseguenza di ciò, però, le attività patrimoniali superavano le passività di circa 200 miliardi. In teoria, il rischio di una discesa sottozero sarebbe basso. Le perdite accelererebbero, però, nel caso in cui la Banca Centrale Europea (BCE) decidesse di inasprire il Quantitative Tightening con la vendita dei bond in portafoglio. Oltre a pagare interessi elevati alle banche domestiche sui depositi, infatti, Bankitalia si ritroverebbe a rivendere BTp a prezzi molto inferiori a quelli di acquisto. La differenza intaccherebbe il suo patrimonio.
Tuttavia, anche in un simile scenario l’entità delle perdite non dovrebbe essere tale da minacciare lo stato patrimoniale dell’istituto. Oltretutto, se il prezzo dell’oro continuasse ad apprezzarsi nei prossimi mesi e anni, anche Bankitalia beneficerebbe della rivalutazione rispetto alle quotazioni di mercato di fine 2022. Già oggi, ad esempio, i lingotti posseduti varrebbero più di 4 miliardi in più. Variazioni positive che allontanano lo spettro di un bilancio in pesante perdita e potenzialmente nocivo per i contribuenti italiani.