Israele ha confermato ieri sera l’uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, e subito l’oro ha toccato nuovi massimi storici. Nelle scorse ore è salito fino al record di 2.718 dollari per oncia. Segna un rialzo da inizio anno di quasi il 32%. Ma l’ultimo scatto è particolare, perché coincide con un rafforzamento anche del dollaro contro le altre valute mondiali. In genere, quando questo sale, il metallo diventa più caro per gli acquirenti non americani e s’indebolisce sui mercati internazionali.
Geopolitica e tassi
I nuovi massimi per l’oro fanno salire la quotazione in euro a 2.500. Le tensioni geopolitiche stanno giocando un ruolo determinante, ma non unico nel surriscaldare i prezzi. Le banche centrali stanno riducendo il costo del denaro per reagire sia al calo dell’inflazione che alla frenata dell’economia. Ieri, la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di interesse di un altro 0,25% per la terza volta. Gli investitori prevedono che lo faccia anche a dicembre.
Tassi più bassi stanno facendo arretrare da mesi i rendimenti obbligazionari e questo stimola l’oro a segnare sempre nuovi massimi. Venendo meno la concorrenza dei bond, asset con le cedole, il metallo diventa più appetibile agli occhi di chi investe. Esso risente anche del nervosismo pre-elettorale. Tra meno di tre settimane si voterà negli Stati Uniti alle elezioni presidenziali. Non sarà irrilevante che a vincere sia Donald Trump o Kamala Harris. Tra i due ci sono divergenze nette in politica estera, così come in quella economica.
Nuovi massimi per l’oro con Trump?
L’eventuale vittoria del tycoon surriscalderebbe le aspettative d’inflazione negli Stati Uniti, in quanto la sua politica è considerata di maggiore stimolo alla crescita e più inflazionistica anche per effetto dei dazi anti-cinesi. Ciò potrebbe far segnare all’oro nuovi massimi, anche se il discorso cambia sul piano geopolitico.