Anche l’Indonesia ha risentito della crisi sanitaria, sebbene stia esibendo tassi di mortalità relativamente bassi, essenzialmente per via della giovane età media della sua popolazione: 8 decessi ogni 100.000 abitanti, in Italia abbiamo superato i 110. E la banca centrale è intervenuta anche qui per contrastare la crisi, tagliando quest’anno i tassi d’interesse di 125 punti base e varando stimoli monetari per 682 mila miliardi di rupie, pari a quasi 40 miliardi di euro. A differenza di quasi tutti gli altri stati, l’istituto ha iniziato ad acquistato titoli di stato persino alle aste del governo, allarmando gli investitori per la presunta perdita d’indipendenza dal potere politico.
Bond Indonesia al capolinea o le paure sulla banca centrale rientreranno?
Detto questo, il mercato obbligazionario sovrano indonesiano si mostra abbastanza interessante per una moltitudine di ragioni. La prima è che offre rendimenti ancora allettanti. La scadenza a 10 anni è scesa solamente dal 7% al 6% quest’anno, quella a 3 anni dal 5,70% a quasi il 5%. Rispetto ai rendimenti negativi o appena positivi vigenti lungo la curva sui mercati avanzati, è tantissimo. Certo, c’è il rischio di cambio. Tuttavia, le prospettive appaiono incoraggianti proprio sotto questo profilo. In effetti, la banca centrale ha tagliato sì i tassi, ma tenendoli al 3,75%, a fronte di un’inflazione a novembre dell’1,60%. Dunque i tassi reali restano ampiamente positivi, un fattore di attrazione dei capitali esteri.
E veniamo al debito pubblico: era al 30,5% del PIL nel 2019, mentre quest’anno salirà in area 37%. Secondo Moody’s, entro l’anno prossimo sarà al 40% per effetto degli imponenti stimoli fiscali messi in campo dal governo. Comunque sia, numeri contenuti. Domani, l’Italia chiuderà il rapporto debito/PIL in area 160% per fare un esempio.
Evoluzione macro positiva
Come sappiamo da esempi come la Turchia, a incidere sulle fluttuazioni valutarie sono anche le esposizioni verso l’estero. Ebbene, a fine ottobre l’Indonesia aveva un debito estero di 413 miliardi di dollari, circa il 40% del PIL, di cui la metà derivante dal settore pubblico. Ma di questo, appena 45 miliardi scade entro un anno. Considerate che le riserve valutarie del paese ammontano a 133,7 miliardi, stimate sufficienti per coprire le importazioni e i pagamenti del governo per ben 9,3 mesi, un livello elevato nel confronto internazionale.
E aspettato ancora più interessante, i fondamentali macro si stanno evolvendo a favore dell’Indonesia: la bilancia commerciale ha esibito un saldo attivo di 19,66 miliardi di dollari nei primi 11 mesi dell’anno (-3,5 miliardi nello stesso periodo del 2019), così come le stesse partite correnti hanno esitato nel terzo trimestre il primo surplus (+0,96 miliardi) dal terzo trimestre del lontano 2011. In buona sostanza, le esportazioni hanno ripreso a superare le importazioni e i capitali sono tornati ad affluire.
Infine, la crescita dell’economia. Fatto 100 il livello del PIL di fine 2019, il Fondo Monetario Internazionale stima a 104,5 il PIL indonesiano di fine 2021. La ripresa sarebbe favorita anche da una recente misura del governo per facilitare le assunzioni dei lavoratori, che va nella direzione di liberalizzare il mercato del lavoro. Per tutte queste ragioni, l’outlook per la rupia e il mercato sovrano si mostra positivo. Di sotto, l’elencazione delle ragioni sopra addotte:
- tassi reali positivi e relativamente alti
- rendimenti nominali dei bond alti
- crescita PIL a totale copertura delle perdite
- basso debito pubblico
- basso debito estero a breve termine
- surplus commerciali e correnti
- elevate riserve valutarie
- rating sovrano “investment grade”
Bond Indonesia, 5 motivi per investire in questo promettente mercato emergente