Pace contributiva: come si contano i 5 anni riscattabili

Via libera al riscatto di vuoti contributivi per la pensione fino a 5 anni. Domanda all’Inps entro il 31 dicembre 2024
7 mesi fa
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Pensione 2025
Foto © Licenze Creative Commons

La pace contributiva è realtà. La misura introdotta con la Legge di Bilancio 2024 permette di riscattare i cosiddetti buchi contributivi, ovvero periodi senza copertura previdenziale, con l’obiettivo di regolarizzare la posizione contributiva ai fini pensionistici. A dare il via libera è l’Inps con la circolare n. 69 del 29 maggio 2024.

Le nuove disposizioni sono attuate a favore di tutti i lavoratori che ricadono nel sistema pensionistico contributivo e rischiano di trovarsi senza sufficienti coperture IVS al momento del pensionamento. Così il legislatore, per il biennio 2024-2025, ha previsto la possibilità di riscattare periodi non coperti da contributi.

Vale a dire, colmare quei periodi a seguito della perdita di lavoro o al termine di un periodo di disoccupazione.

Pace contributiva come si contano gli anni riscattabili

La pace contributiva è, quindi, una misura che consente il riscatto massimo di 5 anni per la pensione. Una operazione che consente di aumentare il montante contributivo e quindi la rendita. Ma anche di anticipare l’uscita dal lavoro. E’ stata introdotta per la prima volta nel 2019 e poi prorogata nel 2020 e nel 2021. La legge di Bilancio 2024 ha previsto la sua proroga anche per il biennio 2024-2025.

La pace contributiva spetta a tutti i lavoratori dipendenti, autonomi e liberi professionisti, iscritti a una delle casse previdenziali obbligatorie. Essa prevede il calcolo dei contributi dovuti per i periodi non coperti, sulla base dell’aliquota contributiva vigente al momento della domanda di riscatto. I contributi riscattabili possono essere anche riferiti a periodi non continuativi, ma comunque complessivamente non superiori a 5 anni. Anche a valere su casse pensionistiche diverse dall’Inps, ma comunque obbligatorie.

Da ricordare che i periodi riscattabili non devono essere in alcun modo coperti da altro tipo di contribuzione, nemmeno quella figurativa. In altri termini i buchi devono essere totali. A tal fine l’Inps esaminerà la domanda e i periodi in questione prima di autorizzare i versamenti da parte dell’assicurato.

Il pagamento potrà avvenire in unica soluzione o anche in base a un piano rateale senza il pagamento di interessi per un massimo di 120 rate mensili. La rata minima di corrispondere è di 30 euro. La sospensione dei pagamenti, per qualsiasi motivo, comporterà la mancanza di copertura contributiva.

Quali periodi assicurativi si possono riscattare

Con la pace contributiva è possibile riscattare vari periodi lasciati scoperti dai versamenti IVS. Ad esempio, i periodi di aspettativa, il congedo matrimoniale, il congedo parentale, il servizio militare obbligatorio. O ancora il periodo di inoccupazione, ovvero periodi di disoccupazione non indennizzati. Ma anche il lavoro all’estero non utile ai fini pensionistici per l’Italia. E, infine, i periodi di studio per frequenza all’Università (riscatto della laurea).

Il riscatto avviene tramite il pagamento di un onere calcolato in base all’età anagrafica del lavoratore al momento della richiesta e all’ammontare del reddito medio degli ultimi anni. I periodi riscattati sono conteggiati, a tutti gli effetti, come se fossero stati effettivamente lavorati. E’ possibile optare anche per il riscatto parziale, cioè solo dei periodi necessari per raggiungere un determinato obiettivo, ad esempio la pensione anticipata.

Riassumendo…

  • I periodi riscattabili con la pace contributiva sono massimo 5 anni anche non continuativi.
  • Possono riscattare i periodi vacanti solo coloro che rientrano nel sistema di calcolo contributivo.

Domanda entro il 31 dicembre 2024 e pagamento rateale fino a 120 rate senza interessi.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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