Si vanno delineando i contorni di quella che i media e lo stesso governo definiscono la “pace fiscale”. Provvedimenti che puntano ad avvicinare lo stato ai contribuenti, ma che non si tradurranno in un condono generalizzato. La sanatoria delle cartelle esattoriali sarà, infatti, mirata. Cosa prevede di fare il governo Meloni? Le ipotesi di questi giorni vertono attorno a una diversa soluzione a seconda degli importi delle cartelle. Automatico lo stralcio fino a 1.000 euro. I contribuenti non dovranno neppure fare domanda.
Punti chiave della pace fiscale
Per cartelle esattoriali sopra 1.000 e fino a 3.000 euro, si andrebbe verso una soluzione “saldo e stralcio”. In altre parole, il contribuente verserà allo stato solo una parte della somma dovuta, ma a due condizioni:
- importo della cartella non superiore a 2.500 euro;
- reddito non superiore a 15.000 euro.
In questo caso, la pace fiscale riguarderebbe anche le sanzioni, il cui ammontare sarebbe defalcato dal 40% al 5%. Prevista anche la rateizzazione lunga degli importi da versare. Non c’è ancora accordo nella maggioranza, invece, sulla percentuale dell’abbuono. La Lega lo vorrebbe all’80%, Fratelli d’Italia al 50%.
Per gli importi sopra 3.000 euro, concessa la rateizzazione fino a 60 mesi (5 anni). Applicata una piccola maggiorazione tra il 5% e il 10% in sostituzione di interessi e sanzioni. Per quali cartelle esattoriali varrebbe tutto ciò? Di sicuro per quelle emesse prima del 2016. Tuttavia, si sta discutendo di ampliare la platea dei beneficiari fino, addirittura, a comprendere anche coloro che hanno aderito alla Rottamazione-ter e che non hanno regolarizzato la loro posizione con il Fisco.
Rottamazione cartelle esattoriali non incentiva evasione
Una delle critiche più gettonate alla pace fiscale da sempre è che essa sosterrebbe l’evasione. Se il contribuente sa che prima o poi il Fisco gli abbuonerà le cartelle, non avrà incentivo a pagare le tasse.
Di questi 1.000 miliardi accumulati da inizio anni Duemila, la riscossione concretamente non avrebbe ad oggetto più di 50-60 miliardi al massimo. La stragrande maggioranza delle cartelle riguarda contribuenti ormai morti, senza eredi o con eredi difficilmente accertabili, società fallite, chiuse, ecc. Mantenere queste posizioni attive ha un costo. I funzionari dell’Agenzia, anziché concentrarsi sull’evasione fiscale in corso, sono costretti ad occuparsi per gran parte del tempo a cercare di riscuotere importi che non vedrà mai.
La pace fiscale abbatte questo costo di tempo e di risorse impiegate senza alcun senso, liberandoli a favore della lotta all’evasione. Farà entrare nelle casse dello stato qualche spicciolo, mentre l’alternativa sarebbe fingere di essere severi contro i contribuenti infedeli e non portare a casa nulla. Certo, i provvedimenti dovranno avere natura di pietra tombale una tantum. Altra cosa se si desse l’impressione che tra uno o due anni lo stato tornerebbe ad abbuonare le nuove cartelle esattoriali nel frattempo emesse. Serve chiudere con il passato una volta per tutte e iniziare davvero la lotta all’evasione.