Se si ritarda con il pagamento dell’affitto cosa si rischia? Si supera il limite di tolleranza di può incorrere anche nello sfratto che varia in base al tipo di locazione.
Dopo quanto ritardo scatta lo sfratto? E’ questa la domanda che interessa moltissimi inquilini.
Il periodo di tolleranza è abbastanza breve: dopo un ritardo di 20 giorni dalla data di scadenza del canone di affitto il padrone di casa è autorizzato ad avviare lo sfratto, ovvero a partire dal ventunesimo giorno successivo alla scadenza del mese non versato.
Come evitare lo sfratto residenziale?
Per evitare lo sfratto, però, l’inquilino ha diverse possibilità. Pagando le mensilità arretrate dopo la notifica di convalida dello sfratto, quest’ultimo viene bloccato e il giudice non può procedere. Il padrone di casa, dal canto suo, non può rifiutare da parte dell’inquilino i pagamenti dei canoni arretrati.
Allo stesso modo l’inquilino può procedere al pagamento delle morosità prima dell’udienza davanti al giudice ottenendo gli stessi effetti.
Se, invece, l’inquilino arriva all’udienza senza aver saldato le morosità, può chiedere al giudice il termine di grazia, ovvero 90 giorni per consentirgli di trovare le risorse per pagare i canoni di affitto arretrati. La procedura di sfratto si blocca nel caso, entro questo termine, adempia al pagamento.
Locazione commerciale: cosa cambia se si ritarda il pagamento?
La regola cambia per quel che riguarda gli affitti commerciali. Non è, infatti, fissato un ritardo minimo poichè il codice civile, in questi casi, consente lo scioglimento del contratto di locazione solo se l’inadempimento è grave.
La gravità dell’inadempimento viene calcolata sul valore economico del contratto stesso; se l’inadempimento è minimo rispetto al contratto non può ritenersi grave.