Al suo primo discorso sullo Stato dell’Unione del secondo mandato, il presidente americano Donald Trump ha potuto festeggiare la notizia sulla cessione dei porti di Panama a un consorzio guidato dal fondo BlackRock. Lo stato dell’America Centrale e la Groenlandia sono finiti da mesi nel mirino del tycoon, che ha ribadito proprio ieri l’intenzione di prendersi l’isola di ghiaccio “in un modo o nell’altro”.
Accordo con consorzio guidato da BlackRock
La notizia che ha reso felice la Casa Bianca è stata questa: la società cinese con sede a Hong Kong, CK Hutchison Holdings, ha firmato un accordo con BlackRock, Global Infrastructure Partners e Terminal Investment Ltd – quest’ultima un’entità svizzera che fa capo alla società navale italiana MSC di Gianluigi Ponte – per la cessione del 90% di Panama Ports Company e dell’80% della divisione Hutchison Ports. La prima gestisce i porti di Panama Balboa e Cristobal, all’imbocco rispettivamente dell’Oceano Pacifico e Atlantico. La seconda gestisce 43 scali in 23 stati. L’operazione è di 17,5 miliardi di dollari.
Cina esce dal business delle rotte commerciali
Di fatti, la Cina ha deciso di uscire dallo strategico business dei porti di Panama, che regolano i flussi commerciali tra l’Atlantico e il Pacifico. L’America di Trump può esultare, avendo già minacciato l’invio di militari per riprendere il controllo del canale costruito con soldi di Washington agli inizi del secolo scorso. Nonostante il presidente José Raul Mulino abbia difeso la sovranità dello stato, il mese scorso la Procura aveva aperto un’indagine a carico della società cinese.
Questa si era aggiudicata la gestione dei porti nel 1996 con un contratto della durata di 25 anni, rinnovato nel 2021 fino al 2046.
Gli americani sospettano che il vero obiettivo di Pechino non sia neanche il controllo delle rotte commerciali, bensì le attività di spionaggio nell’area. Accusa respinta con sdegno dal governo cinese, che con la vendita di questi giorni tende, però, la mano a Trump. In cambio di cosa? Resta da vedere proprio cosa desideri per compensare il suo addio ai porti di Panama. Che abbia ricevuto rassicurazioni sull’isola di Taiwan, che da quasi 80 anni l’America difende dai tentativi di riannessione di Pechino al regime cinese? Proprio in questi giorni TSMC, primaria società di chip di Taiwan, ha stretto un accordo con gli USA per investire 100 miliardi di dollari in Arizona, con l’obiettivo di trasferire tecnologia avanzata sul territorio americano.
Porti di Panama legati al caso Taiwan?
L’accordo divide da tempo la politica dell’isola. Una parte sostiene che rappresenti un grosso rischio, in quanto Washington non avrebbe più grosse motivazioni a difendere la sovranità di Taiwan, una volta che i suoi preziosissimi chip di alta fascia fossero prodotti in territorio americano. Insomma, i porti di Panama s’intrecciano con questioni apparentemente lontane. Tornando alla Groenlandia, più che un’occupazione militare con tanto di conflitto con la Danimarca, che controlla ufficialmente l’isola nord-atlantica, Trump punterebbe a strappare concessioni molto favorevoli agli States riguardo sia alla navigazione delle acque circostanti, sia allo sfruttamento del sottosuolo, potenzialmente ricchissimo di minerali, tra cui le terre rare che tanto stanno facendo discutere in merito al caso Ucraina.
Complimenti, lei deve andare in televisione come analista economico e opinionista!
SLV