E’ il governatore “in pectore” della Banca d’Italia. Il suo mandato inizierà ufficialmente dal prossimo 1 novembre e succede a Ignazio Visco, il quale ricopre la carica da dodici anni e sta completando il secondo mandato. Fabio Panetta, attuale consigliere esecutivo alla Banca Centrale Europea (BCE), torna a dire la sua sulla politica monetaria. E’ considerato il componente più “colomba” del board e lo conferma ancora una volta, pur con una novità non di poco conto. Questa settimana ha voluto rimarcare la discesa dell’inflazione nell’Eurozona, in conseguenza del venir meno delle strozzature dell’offerta.
Sempre Panetta ha voluto invitare alla prudenza Francoforte, visto che i rischi per la crescita economica sono attesi adesso tutti al ribasso. Insomma, fin qui nessuna rilevante novità. Il banchiere italiano si batte per fermare la stretta sui tassi BCE il prima possibile. E’ preoccupato per le conseguenze che rischia di avere sul mercato del credito e, quindi, sull’intera economia. Per non parlare dei rischi fiscali connessi all’aumento dei costi di emissione del debito pubblico.
Come Panetta vuole fermare aumento tassi di interesse
Stavolta, però, Panetta invoca quasi uno scambio. Anziché continuare ad alzare i tassi BCE, spiega, si potrebbe ipotizzare di lasciarli invariati per un periodo più prolungato. Egli sostiene che le due operazioni si equivalgano in termini di restrizione monetaria. Il messaggio sarebbe lo stesso, aggiunge, ovvero che l’istituto resta impegnato nella lotta all’inflazione.
Dunque, il futuro governatore di Bankitalia vorrebbe convincere i colleghi “falchi” del Nord Europa con un compromesso: stop all’aumento dei tassi BCE a settembre, in cambio di un loro mantenimento ai livelli di luglio per un periodo di tempo più lungo. In pratica, se questa proposta passasse, l’apice sarebbe stato già toccato e, a questo punto, assisteremmo a un plateau di svariati mesi.
L’inflazione nell’Eurozona è scesa solo al 5,3% a luglio dal 5,5% di giugno. Peggio, al netto di energia e generi alimentari (“core”) è rimasta invariata al 5,5%. E nel secondo trimestre, il PIL nell’area è tornato a crescere dello 0,3%. Ci sarebbero tutti gli elementi per proseguire nell’aumento dei tassi BCE. D’altra parte, i rischi per l’economia aumentano. La Germania è uscita dalla recessione, ma ha un PIL stagnante. L’Italia è passata da una crescita elevata a una contrazione del PIL. In Spagna, c’è un leggero rallentamento. Ovunque, però, il mercato del lavoro si mostra solido.
Tassi BCE, Lagarde in cerca di equilibrio
Altro aspetto da non sottovalutare è il ritorno del cambio euro-dollaro sotto 1,10 dopo avere toccato 1,1250 a luglio. Una moneta unica debole prospetta costi più alti per i beni importati, i quali tenderebbero a tenere alta l’inflazione. Lo scambio proposto da Panetta sui tassi BCE, ad essere sinceri, non è una novità assoluta. Vi si sta ragionando da settimane per trovare un compromesso tra opposte istanze. Il governatore Christine Lagarde potrebbe giocare proprio questa carta, specie se dalla Francia arrivasse un placet in tal senso. Parigi è ago della bilancia nel board, ad oggi essendo rimasta in equilibrio tra “falchi” e “colombe” con uno sbilanciamento a favore dei primi e ultimamente lasciando intendere di essere incline ad ascoltare le ragioni delle seconde.
Lagarde ha un “modus operandi” diverso dal predecessore Mario Draghi. Questi cercava il consenso su una propria posizione, mentre la francese punta al “consensus building” tra i membri del board, cioè a trovare la convergenza sulla proposta apparentemente più popolare.