Nella Legge di Bilancio 2023 è contenuta anche la novità sulla tassazione delle plusvalenze derivanti dalla vendita delle cryptovalute che superano i 2000 euro.
Perché le nuove regole sono un salasso per le cryptovalute in Italia
Secondo le nuove previsioni in questo caso si applica un’aliquota del 26% sulle crypto in Italia. In pratica queste entrate non vengono più considerata come plusvalenze ottenute con valute estere ma vanno dichiarate sotto la voce “redditi diversi”.
La seconda novità sul fronte delle tasse sulle cryptovalute per il 2023 riguarda il requisito della giacenza minima a 51.645,69€ per sette giorni lavorativi consecutivi, che salta.
Insomma il Fisco ha messo le mani sulle cryptovalute e per chi iniziava a fare di questi investimenti un’attività, la situazione è diventata molto più sconveniente.
Dove conviene investire all’estero per evitare di pagare troppe tasse sulle cryptovalute
In questo scenario, dopo chi va all’estero per lavoro o per la pensione, possiamo facilmente immaginare che molti vorranno spostare la residenza fiscale in paesi in cui le tasse sulle cryptovalute è più favorevole per chi investe. La lista dei Paesi crypto-friendly include destinazioni europee ed extra continentali.
7 Paesi in cui conviene spostare la residenza fiscale se investi in cryptovalute
La nostra lista dei Paesi crypto-friendly include destinazioni europee ed extra continentali.
- Il Portogallo: già destinazione ideale per i pensionati in fuga, questo Paese, a poche ore di volo dall’Italia, si prepara ad accogliere anche gli investitori di monete virtuali. A onor del vero va detto che in Portogallo il Governo ha seguito la stessa linea filo-Meloni: da quest’anno la tassazione dei profitti derivanti dalla vendita di cripto-attività, che prima non erano soggetti alla tassa sulla plusvalenza, è schizzata al 28%. C’è però un paletto importante: i profitti realizzati tramite la vendita di cripto-attività detenute per più di un anno continueranno a essere esenti dalla tassa sulla plusvalenza.
- Malta: altra destinazione amata dai pensionati italiani all’estero; Nell’isola le monete elettroniche e gli “utility token” sono esenti da tassazione sulla plusvalenza. Questo perché non sono considerati beni capitali, a differenza dei “security token”. Attenzione però perché se l’attività di trading dovesse essere reiterata nel tempo al punto da essere considerata professionale, si applica un’imposta sui redditi del 35%. L’aliquota può essere ridotta in base al reddito.
- Germania: se il meteo non condiziona la tua scelta, potresti valutare la tasse tedesche sulle cryptovalute. Per chi conserva per almeno un anno le monete acquistate, vale lo stesso privilegio che abbiamo visto in Portogallo. Chi invece rivende a stretto giro, realizzando un profitto di almeno 600€, dovrà pagare le tasse sulle plusvalenze. Inoltre, il Fisco tedesco applica delle imposte sul reddito per chi svolge attività di mining e staking.
- Svizzera: anche qui la differenza è tra investitori amatoriali e professionali. Solo i secondi sono soggetti a tassazione sulle plusvalenze. È prevista inoltre una tassa sul patrimonio calcolata ogni anno sul patrimonio netto. L’aliquota cambia in base al cantone di residenza.
Oltreoceano
E ora spostiamoci virtualmente fuori Europa. Tralasciamo Singapore e Malesia perché chi opera in questo settore probabilmente sa già che li ci sono agevolazioni fiscali. Per lo stesso motivo non troverete in questo elenco le Isole Cayman, che diamo per “assodate”. Vi parliamo invece di:
- La Georgia è ancora un paradiso fiscale: niente tasse sulle cryptovalute. Non c’è tassazione sulle plusvalenze. Solo le persone giuridiche che si occupano di questo settore in modo professionale pagano il 15% di CIT.
- El Salvador è stato il primo posto al mondo in cui i bitcoin sono stati riconosciuti come moneta dal valore legale.Il Paese apre le porte agli investitori stranieri esonerando le cripto valute da ogni tassazione. C’è in progetto la realizzazione di una Bitcoin City, il paradiso per chi usa bitcoin.
- Porto Rico godendo di un sistema fiscale autonomo rispetto agli USA, ha optato per la completa esenzione dall’imposta sulle plusvalenze.