Part time agevolato e pensione: possibile solo con consenso datore di lavoro

Il Part time agevolato deve essere concordato con il datore di lavoro altrimenti l'accesso a questo beneficio non è possibile.
8 anni fa
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Dallo scorso 3 giugno è possibile presentare domande per il part time agevolato, la misura che permette ai lavoratori del settore privato con contratto a tempo indeterminato nati entro il 31 maggio 1952.

Il passaggio al part time agevolato non comporta , va sottolineato, l’attribuzione della pensione che verrà erogata soltanto al compimento di 66 anni e 7 mesi, al raggiungimento, quindi, dei requisiti necessari all’accesso alla pensione di vecchiaia.

Part time agevolato: no anticipo della pensione

Il part time agevolato non è, quindi, un anticipo della pensione ma soltanto la possibilità di lavorare con un orario ridotto rispetto all’orario di lavoro full time.

La riduzione, compresa tra il 40 e il 60%, comporta anche una riduzione dello stipendio che però, rispetto alla percentuale oraria, sarà molto contenuta grazie al fatto che il datore di lavoro sarà tenuto al versamento in busta paga di una somma pari alla contribuzione previdenziale che sarebbe stata a suo carico se il lavoratore avesse continuato a lavorare full time. Questa somma non concorrerà alla formazione del reddito da lavoro dipendente e consentirà al lavoratore di percepire una retribuzione pari ai  due terzi dello stipendio full time.

Per questa ragione l’accesso al part time agevolato deve essere concordata con il datore di lavoro, senza tale accordo, infatti, non sarà possibile accedere all’agevolazione.

Da sottolineare, inoltre, che l’accesso al part time agevolato non produrrà penalizzazioni sulle pensione futura per chi lo sceglie poichè lo Stato riconoscerà la copertura pensionistica figurativa per la quota di retribuzione perduta. In questo modo il lavoratore otterrà una pensione pari a quella che avrebbe percepito continuando a lavorare full time fino all’accesso alla pensione di vecchiaia.

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