Sulla partita IVA quali sono le differenze fiscali tra il lavoro intellettuale e quello manuale? Nel fornire la risposta in merito, di conseguenza, ecco cosa c’è da sapere. Prima di andare poi ad aprire una ditta individuale. E questo perché l’apertura di una partita IVA è sempre correlata al tipo di attività che viene svolta.
Con la conseguenza che ci sono le partita IVA differenze fiscali tra il lavoro intellettuale e quello manuale. Precisamente, tra il lavoro di natura intellettuale che viene svolto da un professionista che apre la posizione con il Fisco.
Partita IVA differenze fiscali tra il lavoro intellettuale e quello manuale. Cosa c’è da sapere prima di aprire una ditta individuale
In più, tra le principali partita IVA differenze fiscali, c’è pure quella relativa al tipo di regime scelto o comunque nel quale si rientra. Anche in base ai compensi e/o a ricavi annui. Ovverosia, tra il regime fiscale ordinario e quello cosiddetto forfettario. Rispettando il limite dei 20.000 euro lordi per il costo del lavoro. Ed il limite dei 65.000 euro per i ricavi o per i compensi.
Inoltre, alle partita IVA differenze fiscali tra il lavoro intellettuale e quello manuale si aggiungono pure quelle relative alla previdenza obbligatoria. E questo perché il libero professionista, per andare poi in pensione, versa i contributi previdenziali alla cassa dell’ordine di appartenenza.
Contributi previdenziali professionisti, artigiani e commercianti: dove si versano?
Oppure, se non risulta essere iscritto all’albo, il professionista che svolge attività di lavoro autonomo verserà i contributi previdenziali alla gestione separata dell’INPS. Mentre il titolare di partita IVA che è artigiano o commerciante verserà i contributi previdenziali obbligatori dove? Proprio nella Gestione INPS artigiani e commercianti.
Quindi, le differenze tra il lavoro intellettuale ed il lavoro manuale a partita IVA spaziano da come si versano le tasse ed i contributi.