Partita IVA e lavoro dipendente full time: la scappatoia legale per non buttare soldi in contributi INPS

Avviare un'attività autonoma comporta obblighi contributivi INPS, ma esistono specifiche esenzioni che possono alleggerire questo onere
6 mesi fa
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Quando un soggetto decide di intraprendere un’attività artigianale o commerciale, oltre ad aprire partita IVA, deve essere consapevole dell’obbligo di versare contributi INPS ed in particolare una quota contributiva minima, indipendentemente dal fatturato.

Per il 2024, questa somma si attesta sui 4.500 euro annui. È evidente che, se l’attività non genera almeno il doppio di questa cifra, il guadagno netto sarà nullo. Questo rappresenta un aspetto cruciale da considerare prima di avviare una nuova attività imprenditoriale.

In altre parole, la partita IVA, guadagna o non guadagna dovrà pagare all’INPS quella quota annuale di contributi.

Si tratta dei contributi calcolati sul c.d. reddito minimale fissato dall’INPS stesso ogni anno. Se poi il contribuente nell’anno d’imposta ha guadagnato dall’attività un reddito superiore a detto minimale, dovrà liquidare e versare i contributi anche su questa parte eccedente. Tale calcolo e liquidazione dei contributi eccedenti il minimale è fatto in sede di dichiarazione redditi.

Contributi minimi INPS: scadenze di versamento

Gli artigiani e commercianti che aprono una partita IVA devono, dunque, versare una quota minima di circa 375 euro mensili all’INPS. Il versamento è trimestrale. In dettaglio, si paga entro il giorno 16 del secondo mese successivo al trimestre di riferimento. Quindi, ad esempio, con riferimento ai contributi minimali INPS, il versamento trimestrale è il seguente:

  • 16 maggio 2024 – I° trimestre 2024;
  • 20 Agosto 2024 – II° trimestre 2024 (la scadenza pass al 20 agosto per via della c.d. sospensione feriale del fisco);
  • 18 novembre 2024 (il 16 è sabato) – III° trimestre 2024;
  • 17 febbraio 2025 (il 16 è domenica) – IV trimestre 2025.

Gli eventuali contributi eccedenti il minimale dovranno calcolarsi nella Dichiarazione redditi 2025 (anno d’imposta 2024) e versati alle stesse scadenze IRPEF.

Esenzione per chi è lavoratore dipendente

L’importo dei contributi INPS minimi (ossia i versamenti trimestrali), come detto, è dovuto anche in assenza di guadagni. Ciò rende essenziale valutare attentamente la sostenibilità economica dell’attività. Tuttavia, esistono specifiche condizioni in cui i lavoratori autonomi possono essere esonerati da questo contributo.

Una delle principali esenzioni riguarda i lavoratori autonomi che hanno un’occupazione prevalente come dipendenti full-time. In questo caso, l’INPS prevede l’esonero dal versamento dei contributi alla Gestione INPS per l’attività autonoma. È importante sottolineare che questo beneficio non si applica ai contratti part-time. Solo i contratti a tempo pieno garantiscono questa esenzione. Pertanto, chi intende avviare un’attività autonoma deve valutare attentamente il proprio status lavorativo.

Contributi INPS: altri due casi di esonero

Un altro caso di esonero riguarda i professionisti che non iscritti ad alcuna cassa ordinistica e che non generano fatturato. Questi lavoratori autonomi sono iscritti alla Gestione Separata INPS, che non prevede un contributo minimo annuo. In altri termini chi è iscritto alla Gestione Separata INPS calcola i contributi solo sul reddito che guadagna. Dunque, se, ad esempio, in un anno il reddito è zero ci saranno anche zero contributi INPS da versare. Ciò, in quanto, la contribuzione previdenziale è calcolata in percentuale sui guadagni effettivamente realizzati, rendendo nullo l’onere contributivo in assenza di reddito.

Un’ulteriore possibilità di esonero riguarda i lavoratori autonomi trasferitisi in Italia da paesi con cui esistono accordi bilaterali per evitare la doppia imposizione fiscale e contributiva. In questi casi, pur essendo esonerati dal versamento dei contributi INPS, i lavoratori devono continuare a contribuire al sistema previdenziale del loro paese d’origine secondo le modalità e i tempi stabiliti dagli accordi internazionali.

Intraprendere un’attività autonoma, dunque, comporta una serie di obblighi contributivi che possono incidere significativamente sui guadagni netti. Tuttavia, esistono specifici casi in cui è possibile ottenere l’esonero dai contributi INPS, rendendo fondamentale conoscere le proprie condizioni lavorative e le normative vigenti. Essere informati su queste esenzioni può aiutare i lavoratori autonomi a prendere decisioni più consapevoli e a pianificare in modo più efficace la propria attività.

Riassumendo…

  • i lavoratori autonomi artigiani e commercianti devono versare all’INPS circa 4.500 euro annui di contributi a prescindere dal reddito dell’attività (c.d. contributi INPS minimali)
  • i contributi INPS minimali sono versati trimestralmente
  • c’è l’esonero contributivo per lavoratori autonomi con occupazione full-time come dipendenti, ma non part-time.
  • professionisti senza cassa ordinistica e senza fatturato non versano contributi INPS (gestione separata)
  • nella gestione Separata INPS i contributi sono calcolati in percentuale sui guadagni effettivi. Non ci sono, quindi, minimi annui da pagare
  • esonero anche per autonomi esteri con accordi bilaterali: contributi dovuti nel paese d’origine.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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