Partita IVA inattiva: definizione e conseguenze

La partita IVA è definita inattiva quando non è stata chiusa e non è più movimentata per diverso tempo. In questi, casi, tuttavia, occorre fare i conti che eventuali conseguenze per il titolare
4 anni fa
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Spesso capita di aprire partita IVA per l’avvio di un’attività d’impresa o di lavoro autonomo e poi questa rimanga “inattiva” per diverso tempo. Come spesso potrebbe capitare che d’improvviso l’attività esercitata con la partita IVA subisca un drastico calo fino a non essere più movimentata.

Avere una partita IVA “inattiva”, difatti, sta significando che essa non viene più movimentata, nel senso che non sono più effettuate vendite e/o non sono più effettuati acquisti per questa partita IVA.

Perché avere una partita IVA inattiva

La regola prevede che chi decide di chiudere bottega deve provvedere alla chiusura della partita IVA, presentando all’Agenzia delle Entrate il Modello AA9/12, entro 30 giorni dalla data dalla quale decorre la cessazione dell’attività.

In genere chi lascia una partita IVA comunque aperta anche se non la movimenta più, e colui che la utilizza per lo svolgimento di un’attività secondaria e sporadica. Ad esempio, il lavoratore dipendente che svolge in proprio anche delle consulenze esterne presso soggetti diversi dall’azienda per cui lavora e per le quali è richiesta partita IVA.

La chiusura d’ufficio della partita IVA inattiva: quando e come avviene?

Tuttavia, chi ha partita IVA inattiva deve fare i conti con la possibilità di chiusura d’ufficio da parte dell’Agenzia delle Entrate.

E’, infatti, previsto che l’Agenzia delle Entrate procede d’ufficio alla chiusura delle partite Iva dei soggetti che, sulla base dei dati e degli elementi in suo possesso, risultano non aver esercitato negli ultimi 3 anni precedenti attività di impresa ovvero attività artistiche o professionali.

In questo caso, il contribuente interessato riceve una comunicazione da parte della stessa Amministrazione finanziaria, con la quale viene informato della chiusura d’ufficio della partita Iva. Tuttavia, nel caso in cui egli non ritenga corretta la contestazione potrà far valere le proprie ragioni rivolgendosi a un ufficio delle Entrate, per fornire la prova della propria qualificazione di soggetto passivo ai fini Iva.

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Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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