Partita IVA e lavoratori autonomi che si ammalano, diritti e assistenza, il cambiamento

Partite IVA, lavoratori autonomi, richieste di tutele in caso di malattia, sospensione dei pagamenti e uscita dagli studi di settore.
7 anni fa
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Partita IVA: è inammissibile ed anticostituzionale il trattamento riservato ai lavoratori autonomi, colpiti da malattia grave o prolungata. Le tasse le pagano come gli altri ma in cambio non hanno servizi e prestazioni adeguate in termini di indennità di malattia ed ammortizzatori sociali idonei nei momenti di difficoltà. Tutto questo deve finire! (questa è la lettera pubblicata su change.org)

Nella petizione Daniela Fregosi, racconta la sua storia e le difficoltà incontrate in un mondo del lavoro che non tutela il lavoro, sembra uno scioglilingua ma è così.

Questa petizione ha vinto, con 126.712 sostenitori e ha creato un cambiamento significativo.

Partite IVA – lavoratori autonomi: la petizione

Caro Presidente del Consiglio, caro Ministro del Lavoro,

Mi chiamo Daniela Fregosi, sono una maremmana doc e mi occupo dal ’92 di formazione aziendale come libera professionista con partita iva. Fin dal momento della diagnosi di cancro al seno a 45 anni (a luglio 2013), intuendo le difficoltà che mi aspettavano, ho cominciato a mettere in atto una serie di strategie di adattamento: ho iniziato a informarmi su quali potessero essere gli “ammortizzatori sociali” a cui avevo diritto consapevole che, anche se tutto andava bene, sarei stata fuori gioco per un bel po’ (come è poi accaduto).

Ma nessuno sapeva nulla sui miei diritti di lavoratrice autonoma. Mi sforzavo di dire a destra e manca che ero una libera professionista e che questo tumore al seno non aveva su di me lo stesso effetto che poteva avere su una dipendente. Ma niente, nessun consiglio mi arrivava dai medici e dal commercialista. È iniziato allora per me un viaggio terrificante con i patronati che fanno quello che possono con code interminabili di utenti in cerca di informazioni, call center Inps cui devi spiegare tu l’ultima circolare del maggio 2013 sui lavoratori autonomi e che ti ringraziano pure per l’informazione. Insomma, meno male che sono bella sveglia, che il tumore mi è arrivato alla tetta e non al cervello e che so navigare su internet.

Ma c’è anche la beffa. Mi sono dovuta difendere anche da un mantra ricorrente tuttora “Ma come, non ce l’hai un’assicurazione privata?”. Una cosa così la chiedono solo ai liberi professionisti, tutti convinti che, siccome ce la spassiamo a far quello che ci pare, a non avere padroni, ad evadere di brutto e arricchirci alla faccia degli altri poveri lavoratori, il minimo è che cacciamo i soldi almeno per le assicurazioni private e non rompiamo troppo le scatole all’Inps, anche se abbiamo un tumore. Sì, l’assicurazione malattia ce l’ho ma visto che dal 1997 l’Inps ha reso obbligatori i versamenti e l’aliquota è passata dal 10% all’attuale 27,72%, i soldi doppi per pagare tutto un qualsiasi autonomo non ce l’ha. E’ già grasso che cola se riesce ad avere una piccola assicurazione malattia con premi bassi che non copre quasi nulla (giusto la degenza ospedaliera, non certo mesi e mesi di terapie per un cancro).

Mi sono letta innumerevoli guide e libretti informativi per pazienti oncologici dove venivano descritti i diritti dei lavoratori. Tutte le informazioni riguardano i dipendenti: di noi neppure un cenno. Come se non esistessimo. Come se in Italia non ci fosse il popolo delle P.Iva. Ma un paziente oncologico non è un paziente oncologico e basta? No, esistono malati di cancro di serie A e di serie B.

Noi siamo di serie B e per noi gli articoli 3-32-38-53 della Costituzione sono opzionali. Dato che come lavoratrice autonoma non ho adeguate tutele ho scelto di dedicare tutte le mie risorse a curarmi ed ho iniziato uno sciopero contributivo sospendendo i pagamenti INPS per 1 anno e mezzo. Questa è la mia storia e la mia Campagna VIDEO

CHIEDO

a nome mio, di tutti i lavoratori autonomi e di ACTAl’Associazione dei Freelance cui appartengo e che mi sostiene, che venga rispettata la Costituzione Italiana (e la recente risoluzione del Parlamento Europeo) e che sia data anche agli autonomi la possibilità di una malattia dignitosa:

  • Indennità di malattia che copra l’intero periodo di inattività
  • Indennità di malattia a chi abbia versato all’INPS almeno 3 annualità nel corso della sua intera vita lavorativa (e non solo nell’ultimo periodo)
  • ridefinizione delle indennità su valori che siano effettivamente sostitutivi del reddito (80% del reddito per la malattia ospedalizzata e 30% per quella domiciliare), usando come parametro il reddito percepito prima della malattia
  • Indennizzo relativo alla malattia uguale a quello stabilito per la degenza ospedaliera quando ci si deve sottoporre a terapie invasive (chemio, radio etc)
  • Riconoscimento della copertura pensionistica figurativa per tutto il periodo della malattia
  • Possibilità di sospendere tutti i pagamenti (INPS, IRPEF), che saranno poi dilazionati e versati a partire dalla piena ripresa lavorativa (e senza l’applicazione di more perchè non si può tassare una malattia). Nel mio caso, per esempio, quello che non fa lo Stato lo ha attuato Acta con una raccolta fondi che andrà a coprire le spese legali e le more che mi arriveranno per il mancato pagamento dei contributi Inps.
  • Esclusione dagli studi di settore.

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